Il Nome della Rosa, Eco e l’Abruzzo in prima serata

Il Nome della RosaIl Nome della Rosa

Debutto previsto il 4 marzo su Raiuno per Il Nome della Rosa, serie tv tratta dall’omonimo bestseller di Umberto Eco e girata per buona parte in Abruzzo.

La serie, girata con mezzi cinematografici e dal respiro internazionale, andrà a posizionarsi in una delle fasce più importanti dell‘ammiraglia del servizio nazionale, il prime time del lunedì sera; per intenderci, quello presidiato da prodotti come Il Commissario Montalbano.
Quasi tutti gli interni sono stati ricostruiti a Cinecittà, servendosi anche della computer grafica, mentre per gli esterni, a parte alcune sequenze girate in Umbria, è l’Abruzzo a farla da padrone.

Roccascalegna

Roccascalegna

 

Le location della nostra regione vanno dal suggestivo castello di Roccascalegna, già utilizzato nel recente Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, alle splendide gole di Fara San Martino fino all’Eremo di Santo Spirito, nel territorio di Roccamorice. Tre ambientazioni che confermano l’amore di arte e cinema per le bellezze dei paesaggi abruzzesi, ma anche per le nostre architetture medievali.

L’ennesima occasione di ammirare il nostro Abruzzo in una prestigiosa produzione internazionale.
Già nella versione cinematografica degli anni ’80, diretta da Jean Jacques Annaud e interpretata da Sean Connery, ci fu una breve incursione a Rocca Calascio per alcune sequenze, quelle iniziali e finali. Il film fu uno dei campioni d’incasso dell’epoca e ancora oggi è tra i film trasmessi in televisione che hanno ottenuto maggiori ascolti.

Il Nome della Rosa

Il Nome della Rosa

Il nome della rosa va a inserirsi in quello che è un po’ il nuovo corso della fiction di Via Mazzini e che affiancandosi a serie consolidate – il già citato Commissario Montalbano o I Bastardi di Pizzofalcone – va a coprire la crescente richiesta di prodotti qualitativamente in grado di rivaleggiare coi colossi di Netflix, Sky e con le serie americane.
Il cast è di primordine. John Turturro veste i panni di Guglielmo da Baskerville, già di Sean Connery nel film per il cinema, mentre un inedito Rupert Everett sarà lo spietato inquisitore Bernardo Gui. Michel Emerson, visto il Lost, e James Cosmo, apparso ne Il Trono di Spade, sono altri nomi che ingolosiscono gli appassionati del genere. Non mancano nomi di ottima qualità del panorama nostrano, quali Fabrizio Bentivoglio, Alessio Boni e Greta Scarano.
La regia è stata affidata a Giacomo Battiato, solido professionista – non legato da nessuna parentela al grande cantautore Franco – con alle spalle grandi fiction come La Piovra.

Qualche parola sulla trama del romanzo di Umberto Eco, da cui la serie è tratta; il libro, crossover tra romanzo storico, filosofia e giallo deduttivo, si svolge in un monastero del Nord Italia, nel 1327. Se la storia è piuttosto semplice, degli omicidi che sconvolgono l’apparentemente placida esistenza dei monaci, non lo sono affatto gli intrecci tra la storia e la filosofia dell’epoca, tra superstizioni, esoterismo, libri messi all’indice e la spietata Inquisizione. Su tutti emerge la figura del monaco investigatore Guglielmo, fine pensatore e deduttore, moderno e quasi laico nonostante il saio che indossa. È piuttosto noto, anche se non tutti lo sanno, che Eco volle omaggiare con questa storia i gialli classici, in particolare quelli di Conan Doyle con l’archetipo dell’investigatore moderno, Sherlock Holmes. Il tributo si dipana sia col metodo d’indagine deduttivo di Guglielmo che con varie scelte stilistiche – la voce narrante del suo aiutante Adso, la risoluzione deduttiva di un piccolo enigma per introdurre il personaggio – ma anche con veri e propri omaggi “nascosti”. I nomi, per esempio; Guglielmo da Baskerville è un chiaro omaggio a quella che forse è la più celebre avventura di Holmes, Il Mastino dei Baskerville, menter l’aiutante Adso riprende il nome della padrona di casa del 221 di Baker Street, la signora Hudson.

Umberto Eco

Umberto Eco

Umberto Eco, forse la più fulgida figura di studioso, filosofo e intellettuale di tutto il Novecento italiano, scomparso tre anni fa, in questi tempi dalla memoria breve è ricordato soprattutto per la famosa frase contro l’uso scorretto dei social – che hanno dato diritto parola a legioni di imbecilli, secondo il suo pensiero – frase che peraltro lo conferma ogni giorno di più come un vero precursore e profeta della società a venire. In realtà già nel 1980 era uno dei più eminenti semiologi e autori di saggistica – la celebre Fenomenologia di Mike Bongiorno lo aveva già reso celebre – quando decise di debuttare nella narrativa con Il nome della rosa. Il successo sarebbe stato tale da spingere a 40 traduzioni e da rendere il romanzo uno dei più grandi successi della letteratura italiana nel mondo.

Dunque non resta che aspettare poco più di una settimana per godere della visione della serie e del nostro bellissimo Abruzzo.

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