L’artista di fama internazionale ha fatto tappa a Montesilvano: “Giochi prospettici? Ho usato la tecnica dell’anamorfismo”
L’universo della Street art e del Writing a Pescara ottiene il giusto riconoscimento: approvato in consiglio comunale il primo Regolamento in materia. Si tratta di uno strumento che renderà possibile l’individuazione di diverse tipologie di spazi murali per promuovere la street art e il writing, ponendo regole e prerogative sulla diffusione nei luoghi pubblici che ad oggi non erano mai state ratificate. Il Regolamento si riferisce alle attività riguardanti il graffitismo in genere, nonché alla realizzazione di disegni, murales, scritte di qualunque genere effettuate con qualunque tecnica grafica (pittura, spray, sticker, poster, etc) su beni di proprietà comunale (muri di edifici, recinzioni, sottopassi, viadotti). Un traguardo importante soprattutto dopo l’opera di Millo sulla facciata delle case popolari di Fontanelle che può essere fonte di ispirazioni per i futuri writers locali. Writing di grande spessore non solo a Pescara: a Montesilvano lo street artist Manuel di Rita (Peeta) ha completato nei giorni scorsi il murales dal titolo Giochi prospettici, nel sottopasso di via Aldo Moro. Proprio con Peeta abbiamo parlato di Street Art e della sua tecnica artistica.
Da graffiti writer ad artista multidisciplinare.
“Diciamo che il writing, inteso come graffiti, è la scrittura di lettere su una parete. Con il tempo il mio lavoro si è evoluto, ho effettuato ricerche di diverso tipo e ultimamente uso sempre meno le lettere senza però lasciare nel dimenticatoio il vecchio stile”.
Come nasce lo pseudonimo Peeta?
“E’ il soprannome che mi hanno ai tempi della scuola i miei compagni. Non ha un significato specifico, l’unica modifica è stata di sostituire la ‘i’ di Pita con la doppia ‘e’ di Peeta. Un cambiamento di natura grafica perché la lettera ‘e’ dà più libertà di giocare e spaziare nella scrittura. Da una cosa scherzosa e divertente è diventata col tempo una cosa seia al punto che ero intenzionata a cambiarlo ma ormai in tanti mi conoscevano in questo modo”.
Il primo graffito che ha fatto?
“Lo ricordo bene. Ho scritto ‘Pita’ su un muro di una strada di periferia della mia città Piave di Sacco (in provincia di Padova). Era una parete già imbrattata, l’ho scelta perché era molto frequentata dai miei amici che avevano così modo di vedere la mia opera”.
In cosa consiste l’anamorfismo che caratterizza i suoi lavori?
“Non è una tecnica che uso sempre, molto dipende dal contesto in cui disegno. Diciamo che consiste nel creare un’illusione prospettica di qualcosa che non c’è. In caso di parete ad angolo, per esempio, realizzo qualcosa di profondo al fine di dare un senso di illusione, di realtà. E’ una tecnica molto usata sui pavimenti, per la segnaletica a terra etc… proprio per dare un senso di prospettiva”. Cosa pensa delle iniziative di diversi comuni italiani nel disciplinare l’arte di strada concedendo spazi pubblici?
“E’ un processo in continua crescita; da anni vedo iniziative pubbliche e collaborazioni con associazioni per permettere ai writers di avere uno spazio legale. All’inizio infatti i graffiti avevano un approccio di tipo vandalico, pian piano in loro è cresciuta l’esigenza di lavorare in modo diverso e da qui le richieste a proprietari di abitazioni. Ciò ha migliorato anche la percezione da parte delle amministrazioni che chiedono di realizzare delle vere e proprie opere pubbliche. Ritengo che sia un passo avanti importante anche nel riqualificare aree e quartieri degradati, dare loro un volto nuovo ed essere punto di ritrovo e ispirazione per la comunità residente”.
Cosa l’ha spinta ad accettare l’invito del Comune di Montesilvano e riqualificare il sottopasso di via Aldo Moro?
“In primis perché volevo trascorrere del tempo in Italia e in Abruzzo in particolare. In secondo luogo mi è piaciuta la parete che è un po’ particolare. Giochi prospettici l’ho realizzato con la tecnica dell’anamorfismo per realizzare un qualcosa che rompa la struttura ad angolo anche se è strada di passaggio quindi difficile da vedere e capire ma che, dall’automobile, dia un minimo di illusione senza troppi contrasti. Nel dettaglio, è un astratto composto da forme geometriche tipo cubi e parallelepipedi intrecciati ad forme sferiche poste in modo casuale abbinati a colori che richiamano l’ambiente marino come sabbia e turchese”.
Dopo Montesilvano dove la porterà la sua arte?
“Starò del tempo a Venezia, dove ho lo studio, per preparare una mostra in programma lì. Diciamo che per un po’ mi dedicherò al lavoro in studio ma ho già altre richieste di privati e sto valutando proposte da Cina e Sud Africa”.