Villa Urania, da prestigiosa villa a Museo

Villa UraniaVilla Urania

Pescara città moderna, senza storia e senza rughe; quante volte lo abbiamo sentito ripetere? Eppure, proprio passeggiando nel centro della città, può capitare di trovarsi a viaggiare con la mente negli ultimi anni dell’ottocento, grazie a Villa Urania.

L’edificio, situato all’angolo tra Viale Regina Margherita e via Piave, ospita oggi il Museo Paparella Treccia Devlet e fu costruito nel 1896.

E allora, per meglio apprezzare questa splendida villa, torniamo a quegli anni di espansione della nostra allora giovanissima città. Come tutti saprete, questa parte di Pescara allora faceva ancora parte del comune di Castellammare, era ancora lontana di poco più di trent’anni l’unificazione. Viale Regina Margherita allora si chiamava viale dei Pini, e consisteva in uno stradone contornato da alberi che portava al vicino corso da cui la passeggiata proseguiva al vicino lungomare. Sporadiche le abitazioni, quasi tutte villette al mare delle famiglie nobili dell’entroterra.

Villa Urania fu del resto commissionata all’ingegnere Francesco Selecchy proprio da un nobile dell’epoca, il Barone Giandomenico Treccia di Loreto Aprutino, appunto come villino al mare. Il nobiluomo volle intitolare la costruzione alla moglie, Urania Valentini.

La villa si inserisce pienamente nel piano di sviluppo della nostra città, fortemente voluto dalla famiglia Muzii e particolarmente favorito dalla costruzione della stazione ferroviaria, inaugurata nel 1863.

L’edificio, costruito su due livelli, ha un blocco con pronao in antis a quattro colonne e terrazza sovrastante collocata al centro dela facciata principale. Orizzontalmente la superficie è percorsa da una fascia modanata all’altezza dei davanzali e una decorata con un motivo di onde e dentelli all’altezza dell’imposta degli archi e delle aperture. L’alta trabeazione è caratterizzata dalla presenza di dentelli nella cornice e di triglifi nel fregio. Si accede al loggiato da piccole gradinate laterali, mentre sulla facciata lo spazio tra i plinti è occupato da balaustre. L’architrave è decorato nel fregio con un motivo a nastri e fiori, mentre il timpano presenta un rosone cieco costituito da un grande fiore e una cornice modanata con perle decorative, ed è sormontato da un acroterio a forma di conchiglia sorretta da spirali e foglie. Purtroppo dell’impianto decorativo interno originario non si è conservato nulla, gli ambienti sono stati ristrutturati e restano alcune decorazioni a stucco risalenti, probabilmente, al dopoguerra.

Villa Urania agli inizi del 900

Villa Urania agli inizi del 900

Dopo varie vicissitudini, la villa fu ereditata dal chirurgo Raffaele Paparella Treccia, in qualità di successore della famiglia degli zii materni dalla quale fu adottato.

Fu proprio quest’ultimo, nel 1997, a donare la villa alla Fondazione intitolata a lui e a sua moglie Margherita Devlet e cogestita con il Comune di Pescara.

Oggi Villa Urania ospita il Museo Paparella Treccia Devlet, con la collezione di maioliche messa assieme dalla famiglia a partire dal 1950 e dove spesso vengono allestite mostre di grande spessore. Il Museo è un po’ il centro culturale della parte nord di Pescara, come a sud lo è il prestigioso Aurum.

La prestigiosa collezione permanente è composta da 151 antiche maioliche di Castelli realizzate tra il XVI e il XIX secolo. Sono presenti opere dei grandi Maestri attivi nel luogo: Francesco Grue, Carlo Antonio Grue, Francesco Antonio Grue, Gesualdo Fuina, Carmine Gentili, Candeloro Cappelletti e Silvio De Martinis. Le opere documentano l’evoluzione dello stile della maiolica castellana, dallo stile compendiario, che definisce i cosiddetti “bianchi”, caratterizzato da estrema essenzialità degli elementi (XVI e XVII secolo), a quello istoriato e Barocco, in cui ricorrono scene storiche, religiose e mitologiche (XVII e XVIII secolo), fino al Rococò e al Neoclassico (XVIII e XIX secolo).

Il Museo conserva anche dipinti, tra cui una natività quattrocentesca, un autoritratto del XVIII secolo del toscano Pietro Santi Bambocci e interni di cattedrali del XVII secolo, attribuiti a Monsù Desiderio, nome che definisce una terna di artisti di origini francesi, attivi a Napoli, il più importante dei quali è stato François Didier Nomé.

Insomma, siamo sicuri che la prossima volta che passeggerete per Viale Regina Margherita, magari gustando un gelato e avviandovi verso lo “struscio” di Piazza Salotto e Corso Umberto, magari dedicherete uno sguardo più attento a questa splendida villa, un vero pezzo della Pescara che non c’è più, rimasto qui tra noi a ricordare il bel tempo che fu, maestosa e stupenda come una volta.

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