Concorde a Pescara: una storia di 30 anni fa

Il Concorde a PescaraIl Concorde a Pescara

Sono passati esattamente trent’anni dal giugno del 1988, e in particolare dal 5 di quel mese, una data storica per gli appassionati di aviazione della nostra città. Dal giorno in cui il Concorde atterrò a Pescara.

L’evento che sarebbe rimasto negli annali giungeva al culmine delle manifestazioni aeree che facevano parte della settimana anglo- abruzzese, rassegna voluta da Gilberto Ferri, allora presidente del Centro Estero Camere di Commercio, ed era in buona compagnia con l’esibizione delle Frecce Tricolori che avrebbe avuto luogo tre giorni dopo.

Chi scrive all’epoca aveva dieci anni, o meglio, li avrebbe compiuti dieci giorni dopo, e abitava al terzo piano di una palazzina che godeva di una vista eccezionale sulla pista di atterraggio; il ricordo più nitido è quello della sproporzione tra gli aerei che ero abituato ad ammirare dal balcone di casa e l’enorme aereo supersonico, tanto da lasciare increduli per l’abilità del pilota nel riuscire ad atterrare su una pista di dimensioni così ridotte.

Il 5 giugno fu una giornata piovosa, tanto da rendere ancora più insidioso l’atterraggio del leggendario velivolo, che si materializzò nei nostri cieli intorno alle 10 del mattino; il pilota effettuò un passaggio a volo radente per prendere confidenza con la pista pescarese, per poi riprendere quota e tornare poco dopo per l’atterraggio vero e proprio. Il Concorde trasportava autorità e imprenditori del Regno Unito che si sarebbero fermati a Pescara per qualche ora, visitando fabbriche e località turistiche, per ripartire puntuali alle 17. Il pubblico attirato dall’evento unico fu nell’ordine delle ventimila persone.

Ma parlare del Concorde a Pescara non può limitarsi a rievocare in modo puro e semplice un evento particolare della nostra città. Il Concorde è la storia di un mondo e di sogni che non esistono più; il progetto di un aereo di linea supersonico prende forma negli anni ’60, un’epoca in cui il concetto di “sogno” e di “futuro” erano molto diversi da quelli di oggi, sicuramente più ingenui e utopici, ma che davano anche molti più risultati pratici, in un certo senso. Era l’epoca della contrapposizione tra blocco occidentale e Unione Sovietica e, come successe anche per la corsa allo spazio, anche il primato sugli aerei civili supersonici divenne una sorta di corsa simbolica tra le varie potenze. Come per lo spazio, anche qui non è chiaro chi vinse e chi fu il primo a raggiungere gli obiettivi; è vero infatti che il Tupolev Tu-144, sorta di gemello sovietico del Concorde, fu il primo ad effettuare voli civili, ma è pur vero che la sua storia commerciale fu molto limitata e di scarso successo. Diverso il discorso per il Concorde, nato in collaborazione tra USA, Regno Unito e Francia, dotato di cento posti e capace di rompere il muro di Mach 2, ovvero due volte la velocità del suono, e di collegare Europa e New York in appena tre ore e mezzo. L’aereo supersonico volò tra il 1976 e il 2003 e divenne una sorta di status symbol, per il prestigio dovuto all’esclusività e ai prezzi elevatissimi che caratterizzavano i suoi viaggi. Un tragico incidente a Parigi nel 2000, quando un Concorde precipitò in fase di decollo su un edificio alberghiero, causando in tutto la morte di 113 persone, i costi di gestione elevatissimi e l’effetto sui voli degli attentati dell’11 settembre 2001, decretarono la fine, nel 2003, del sogno supersonico.

La storia della nostra città, con le dovute differenze, sembra quasi fare il paio con quella del Concorde; il suo atterraggio nel 1988, al culmine degli anni ’80, il decennio in cui tutto sembrava ancora possibile e che invece fece da preludio all’inizio di una serie di crisi economiche e politiche che si trascinano tuttora, sembrava preludere a un’era di prosperità anche per Pescara e per il suo aeroporto. E invece dopo trent’anni anche per la nostra città i sogni sembrano essere più lontani e i piedi ben ancorati a terra, con un traffico aereo appena aumentato e l’utopia del Concorde e degli anni ’80 purtroppo, o per fortuna, ben lontana.

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