Pescara la città italiana a maggior rischio usura. Lo rivela uno studio conoscitivo realizzato nel settembre 2014 dalla Fondazione Antiusura per Unioncamere, che riprende i dati elaborati da Sos impresa riferiti ad un arco temporale di dieci anni.
L’usura è un fenomeno in evoluzione, silenzioso e radicato, soprattutto in tempo di crisi, ed è ormai praticata
dagli strozzini veri e propri, dai colletti bianchi e dalle mafie. L’usura è un fenomeno tanto diffuso quanto sommerso, e le poche denunce presentate ne danno un quadro estremamente inferiore alla sua reale portata numerica. Per conoscere meglio questo triste fenomeno, per far emergere l’incidenza sociale del triste fenomeno e per evidenziare il “rischio
usura”, Sos Impresa ha utilizzato un metodo di calcolo prendendo in considerazione tre tipologie di indicatori: il primo, statistico-penale (ISP) che fa riferimento alle denunce sulla base dei dati forniti dall’Istat e dal ministero dell’Interno (suddividendo le denunce per Provincia e individuando un coefficiente numerico si ricava l’indice del rapporto tra persone indagate e coinvolte e popolazione residente); il secondo economico-finanziario e criminologico (Ief) considera l’andamento
delle sofferenze bancarie, dei protesti e dei fallimenti, su dati della Banca d’Italia e Unioncamere, e misura, erritorialmente il numero di soggetti in difficoltà economica e potenzialmente attratti dal credito illegale e il terzo (IPS) analizza la tipologia delle attività usuraie emerse in un dato territorio e ne definisce la pericolosità sociale ed economica (in primo luogo vengono individuate tipologie differenti d’usura, a ciascuna viene assegnato un coefficiente numerico che tiene conto del numero delle persone coinvolte, dei tassi d’ interesse praticati, dell’entità dei sequestri patrimoniali, del giro d’affari
stimato). Il coefficiente è stato poi messo in relazione con il numero relativo alla popolazione residente, per ricavarne il livello di minaccia per i singoli debitori, famiglie e imprese.
Dai dati elaborati, risulta in particolare che la provincia di Pescara è la prima Provincia d’Italia che nel decennio 2000-2010 ha presentato all’autorità giudiziaria il maggior numero di denunce per usura ed ha registrato maggiori sofferenze bancaria, protesti e fallimenti ma, quel che è più rilevante, è che la città di Pecara risulta la città italiana a maggiore rischio usura, seguita da due città siciliane, Messina e Siracusa. Nella classifica delle città a rischio si trovano anche due città calabresi, Catanzaro e Vibo Valentia. Taranto per la Puglia e Latina e Rieti per il Lazio. Ma come si combatte l’usura, quali sono le possibili strategie di contrasto e quali sono gli strumenti normativi? Esiste in Italia una legge antiusura del 1996 che ha istituito un Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura attraverso l’erogazione di mutui senza interessi agli
imprenditori, commercianti e artigiani che siano parti offese in procedimenti penali per il reato di usura e un Fondo di prevenzione che prevede l’erogazione di contributi a Consorzi o Cooperative di garanzia (Confidi) ad associazioni e Fondazioni del terzo settore che dovrebbero garantire le banche per finanziamenti a breve e medio termine a favore di soggetti che non hanno più accesso al credito ordinario. Ma le lungaggini burocratiche dei processi e per l’approvazione delle domande di finanziamento, la larvata diffidenza delle banche che oltre le garanzie dei confidi pretendono anche altre garanzie che spesso il cittadino a rischio usura non può concedere, hanno quasi finito per annullare l’efficacia di queste misure.
In particolare per l’Abruzzo, secondo i dati forniti dal ministero dell’Economia e finanze, si deve registrare che
nel 2015 non è stato concesso neppure un euro dei 12 milioni erogati; ciò significa che i Confidi e le associazioni e fondazioni abruzzese non hanno presentato domande e di conseguenza neppure le banche hanno erogato somme a prevenzione dell’usura, in un trend addirittura negativo (negli ultimi due anni lo Stato ha erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi in meno). Più recentemente il legislatore nazionale ha emanato un’altra legge, la n.3. del 2012, detta anche Legge cancella debito peraltro poco conosciuta e applicata, che consente a coloro che non sono soggetti al fallimento, e cioè ai privati consumatori, alle famiglie, alle piccole e medie imprese, ai commercianti, ai professionisti che che non sono più in grado di pagare i propri debiti, di ridurli notevolmente e di ricominciare da capo.
Nel campo della prevenzione ci sono alcune realtà virtuose come, ad esempio, l’Emilia Romagna e il Piemonte, alcuni comuni (Il Comune di Roma, il Comune di Acireale, il Comune di Villastellone) che, resisi conto dell’importanza sociale della prevenzione e dell’assistenza a fronte di problemi di usura, hanno messo in piedi alcune lodevoli iniziative. Così l’Emilia Romagna ha stilato un protocollo di intesa con la Prefettura di Bologna, le procure della Repubblica, la Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, Equitalia ed Inps e la l’Associazione bancaria, per ottimizzare lo scambio di informazioni sulla legge n.44 del 1999 che prevede, all’art. 20 prevede la sospensione di processi esecutivi per le vittime di richieste estorsive e usurarie e la proroga di alcuni adempimenti amministrativi. La Regione Piemonte ha approvato addirittura una legge per combattere e prevenire l’usura e si è attrezzata istituendo un Osservatorio Regionale sul fenomeno dell’usura
Il Comune di Roma ha aperto 15 sportelli territoriali presso il Dipartimento delle attività produttive che svolgono attività di ascolto, consulenza gratuita di esperti (avvocati, psicologi, ecc..) e prevenzione a cominciare dalle scuole e dalle famiglie romane. Anche Comuni più piccoli si sono attrezzati, come il Comune di Acireale, aprendo degli sportelli di ascolto.
Poi ci sono le Associazioni e le Fondazioni, che operato nel terzo settore, e che si battono per difendere e assistere tutti coloro che sono entrati o stanno per entrare nel tunnel della disperazione del sovraindebitamento e dell’usura.
E in Abruzzo? A parte qualche sporadico convegno, ci risulta che la Regione Abruzzo sia assolutamente carente e arretrata sia sul piano legislativo che amministrativo. E qualche intesa stipulata attraverso pomposi protocolli in collaborazione
con l’Ufficio scolastico regionale su progetti e temi specifici (come sull’educazione scolastica per prevenire l’indebitamento e spendere meglio il denaro), è rimasta lettera morta; anzi, alcune iniziative e progetti per “spendere bene il denaro “destinato alle scuole primarie, già portati alla attenzione dell’assessore regionale alle Politiche sociali, Marinella Sclocco e al nuovo direttore scolastico regionale di L’Aquila, dall’unica associazione no-profit nata ed operante a Pescara, la Fresh start onlus – ripartire senza debiti, dopo le iniziali, vaghe e inconcludenti promesse di interessamento, sono state messe a dormire nel cassetto.
Così come sono rimaste inascoltate tutte le proposte di collaborazione. Ora, la domanda sorge spontanea: attualmente, Pescara è ancora a rischio?