di MICHELE BRUNETTI
Tra la Maiella e l’Adriatico non è raro sentire ululare nelle notti di luna piena, ma sono semplici lupi oppure creature sovrannaturali? Sono molte le leggende abruzzesi sui lupi mannari.
Ci sono versioni che sfiorano la psicologia, oppure storie più paurose. Si credeva fosse una semplice allucinazione per cui la persona convinta di essere un lupo era spinta a vagare urlando nella notte alla ricerca dell’acqua, in cui tuffandosi poteva tornare uomo. Il posseduto, o i suoi familiari, dovevano conservare un secchio d’acqua vicino alla porta di casa, per permettergli di bagnarsi e ritrovare la forma umana o almeno avere la percezione di averla riassunta. Più terrificante invece sapere come i nati durante la notte di Natale rappresentassero dei pericoli, le femmine sarebbero diventate streghe, i maschi invece lupi mannari.
Per salvare il destino dei nascituri, il padre aveva un’unica possibilità. Per tre notti di Natale consecutive doveva marchiare a fuoco il piede del figlio, facendoci una piccola croce oppure raggiunti i vent’anni la maledizione avrebbe avuto inizio. La dannazione poteva essere interrotta facendo cadere dall’alto qualcosa sul capo dell’uomo lupo, che ferendolo, l’avrebbe reso finalmente libero, era anche il modo più sicuro per affrontarlo, in quanto secondo le leggende la bestia non poteva salire più di tre scalini. Caratteristica frequente dei licantropi nostrani era una certa umanità per contrastare la ferocia e le conseguenze della loro trasformazione. Vivere il loro destino di essere posseduti diabolicamente da forze incontrollabili, li rendeva previdenti per evitare danni peggiori, radunavano tutti gli animali in una stalla per poi chiuderli e preservarli dagli attacchi in preda alla follia animalesca e consigliavano agli amici di riparsi il più in alto possibile o di scappare per tornare la mattina seguente.
Una regione, la nostra, dove il sincretismo cristiano ha tenuto in vita storie sulla licantropia, come quella aquilana di San Raniero che riporta alla madre un bambino rapito da un lupo mannaro, semplicemente facendo pochi tocchi alla campana.