Crisi senza freno per l’artigianato abruzzese, lo annunciano i dati elaborati da Aldo Ronci per la Cna regionale.
Relativamente all’andamento del 2016, ben 662 micro imprese a fine dicembre risultavano scomparse rispetto all’anno precedente. Un baratro che riguarda, purtroppo, il settore artigiano su tutto il territorio nazionale e che vede la nostra regione in coda con il -2.06%.
“La profonda crisi di questo settore – spiega Ronci – riguarda le quattro province d’Abruzzo: Chieti decresce più vistosamente degli altri territori, subendo una flessione di 267 unità, in percentuale -2,95%, che ne fa ancora la maglia nera d’Italia; L’Aquila, Teramo e Pescara un po’ meno bruscamente, con flessioni rispettivamente di 161, 142 e 92 unità. Nel 2016 le imprese artigiane hanno subìto variazioni negative in tutte le attività, anche se la più consistente resta nelle costruzioni, con circa 400 unità. Un settore, questo, dove spicca la notevole concentrazione nell’Aquilano (-119) dove pure avrebbe sede il più grande cantiere edile d’Europa per la ricostruzione del Capoluogo. E male vanno pure il manifatturiero con 184, i trasporti con 65 e le riparazioni delle auto e dei prodotti per la casa con 21. In lieve controtendenza i servizi per la persona (+27 unità), le pulizie e il giardinaggio (+17)”.
Il 2016 si è chiuso, quindi, con un bilancio particolarmente negativo. Sembra incredibile ma nel 2015 la situazione è stata peggiore con -900 unità. Nel corso dello scorso anno, invece, il totale delle imprese è cresciuto di 303 unità rispetto al 2015, anche se a ritmo inferiore alla media nazionale. Magra consolazione.