Ivan Graziani, storia del primo cantautore rock

Ivan GrazianiIvan Graziani

di ANDREA LA ROVERE

Compirebbe oggi 71 anni, se una grave malattia non se lo fosse portato via troppo presto ormai quasi vent’anni fa, Ivan Graziani.

La sua stella non ha mai smesso di brillare non sono nella nostra regione, ma in tutta Italia; anzi, negli ultimi anni, complici le onde anomale dei revival che sempre vanno e vengono, la sua importanza di cantautore va sempre più rivalutandosi. Nato a Teramo nel 1945, Ivan trascorre gli anni della formazione diviso tra la passione per il disegno e l’arte e la nascente inclinazione per la musica. Sarà questa a prevalere portando il giovane chitarrista a debuttare col complesso di Nino Dale, per poi sfiorare una prima volta il grande successo con una serie di occasioni perse. Graziani infatti milita nel gruppo Anonima Sound per uscirne proprio alla vigilia del loro debutto discografico con un album che rispetta pienamente i canoni del rock progressivo allora in voga. Di lì a poco si fa sfuggire un’occasione ancora più ghiotta, quando il Mogol in persona gli propone quella Non credere che Mina porterà al grande successo; Ivan la rifiuta, ma l’appuntamento col successo è solo rimandata, e forse è meglio così.

Lontano dalla celebrità, infatti, il nostro ha occasione di mettere a punto uno stile che sarà una piccola rivoluzione per la musica italiana. Siamo all’inizio degli anni ’70 e la musica leggera del nostro paese è frammentata in molte categorie; oltre al pop più tradizionale e semplice, quello prettamente sanremese e radiofonico, abbiamo i cantautori impegnati di scuola genovese, densi di contenuti ma melodicamente legati alla tradizione, il nuovo cantautorato del folk studio di Roma che, sotto l’influenza di Bob Dylan, darà i natali a vere stelle come De Gregori, Venditti e Rino Gaetano e il rock progressivo, corrente apprezzata in tutto il mondo dove è la musica a predominare nettamente sui testi. Quello che proprio manca in Italia è il cantautore rock, ed è qui l’unicità di Ivan Graziani; egli è infatti il primo che, partendo da virtuoso del suo strumento, vi abbina testi che competono in importanza con le musiche, creando un ibrido che avrà pochi rivali tra i suoi colleghi coevi, tra cui Edoardo Bennato, Eugenio Finardi e Alberto Radius.

Il suo primo album risale al 1973, La città che vorrei, e, pur lontano dal riscontro commerciale, contiene già gli ingredienti che saranno tipici della sua nuova ricetta musicale, ma bisogna aspettare il 1977 e l’album I lupi per il grande successo; il lavoro contiene infatti Lugano addio, prima hit del teramano e tuttora ritenuto uno dei suoi classici. Il 1978 è l’anno di Pigro, uno dei suoi lavori migliori, con le immortali Monna Lisa e il pezzo che dà il titolo alla raccolta. Da qui inizia il periodo dei grandi successi, con canzoni entrate nella storia come Agnese dolce Agnese, Doctor Jekyll e Mr. Hide, Canzone triste (Firenze), il chitarrista.I secondi anni ’80 sono un periodo di leggero appannamento, tra sperimentazioni elettroniche e qualche scivolone commerciale, fino al ritorno al suono rock più robusto degli ultimi anni, con l’impennata d’orgoglio di Malelingue, album trascinato al successo da una memorabile apparizione al Festival di Sanremo.

Di lì a poco, Ivan si ammalerà e, nel 1997, il giorno di capodanno, arriverà la sua resa alla malattia. Sarà solo l’inizio però di una serie di tributi postumi e della rivalutazione di un artista che, al di là del grande successo commerciale, va annoverato tra i grandi rivoluzionari della nostra musica leggera.

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