di ANDREA LA ROVERE
È una ragazza minuta ma dalla bellezza che non passa inosservata quella che ci viene incontro, puntualissima, per l’intervista di questa settimana. Sara Dall’Olio, col suo caschetto nero che ricorda un po’ Anna Karina, la musa di Godard e un po’ l’Uma Thurman di Pulp Fiction, è la nuova speranza del cinema abruzzese.
Nasconde la sua stanchezza dietro un paio di occhiali neri, è appena tornata da Roma dove ha preso parte alle riprese di Beata ignoranza, produzione con Alessandro Gassman e Marco Giallini – Ma è solo una piccola figurazione – si schernisce Sara.
Ben più importante è la parte che la giovane attrice si è ritagliata in Remake, produzione nazionale che ha appena finito di girare con Pietro Fornaciari, per la regia di Marco Frosini.
Parlaci un po’ dei tuoi inizi, vieni da una famiglia di artisti?
In un certo senso sì, mia nonna era una ballerina e mio padre ha fatto pianobar per anni, in Francia, dove ho trascorso la mia infanzia. Fin da piccola amavo prendermi il centro della scena; mia mamma me lo diceva sempre: – Da grande farai l’attrice!
E i tuoi primi passi nel mondo dello spettacolo?
Ho fatto la modella per un po’, poi ho iniziato a studiare recitazione, prima a Pescara e ora a Roma, con Yvonne D’Abbraccio. Importante è stata l’occasione de “Il traghettatore”, docu-fiction in cui Alessio Consorte, regista pescarese, mi ha dato l’opportunità di recitare. Nello stesso tempo ho continuato a mandare foto e curriculum, e le occasioni non hanno tardato a presentarsi.
Sei molto attiva sui social, questo ti ha aiutata?
I social sono una grande vetrina e molti contatti sono arrivati così; però ho anche assaporato il rovescio della medaglia, c’è tanta invidia in questo settore e ho vissuto sulla pelle qualche episodio spiacevole. Sono ancora agli inizi, posso solo immaginare le pressioni che subiscono le grandi star.
A marzo uscirà Remake, una produzione nazionale in cui reciti, dicci qualcosa di più.
Girare Remake è stata un’esperienza importante, infatti, come già in “Sei mai stata sulla luna?” con Raoul Bova, mi sono ritrovata a lavorare in una grande produzione, imparando molto da Marco Frosini, il regista. Si tratta di una commedia estiva, sullo stile di Vanzina, su un uomo che si risveglia dal coma dopo trent’anni e trova il mondo molto cambiato, faticando ad adattarsi. Io sono Veronica, la proprietaria di un negozio di moda. E nel film c’è Pietro Fornaciari, attore scoperto da Paolo Virzì, uno dei registi con cui sogno di lavorare.
Oltre a Virzì, con chi sogni di lavorare?
Virzì è il mio preferito, riesce a coniugare la commedia col cinema d’autore come pochi, “La pazza gioia” mi ha fatto ridere e piangere insieme. Però amo molto anche Gabriele Muccino, le sue commedie, L’ultimo bacio ad esempio, mi piacciono molto.
Finora qual è stata la tua soddisfazione più grande?
Direi dimostrare a quelli che mi criticavano che si sbagliavano.
Parlaci un po’ di te; quali sono le attrici da cui trai ispirazione? E le tue passioni oltre il cinema?
Amo molto Sofia Loren, anche per quello che rappresenta per l’Italia, ma il mio idolo è Marilyn Monroe, la sua sensualità e il suo essere fintamente svampita. L’altra mia grande passione, che per ora ho un po’ messo da parte, è la musica, adoro cantare!
Un tuo obiettivo e un tuo sogno.
Il mio obiettivo è continuare a formarmi, studiare e migliorarmi sempre di più. Il mio sogno è il Festival di Venezia, vorrei respirare quell’aria, anche solo come visitatrice, e poi un giorno, chissà, magari come attrice.
Ci congediamo a malincuore da Sara, ma siamo sicuri che la ritroveremo presto, con tanti nuovi progetti da raccontare.