Anubi sbanca al Treviso Comic Book Festival

AnubiAnubi

di ANDREA LA ROVERE

La notizia della vittoria al Treviso Comic Book Festival di Anubi, come “miglior fumetto dell’anno”, ci riempie particolarmente d’orgoglio; si tratta infatti del frutto della creatività di due artisti abruzzesi, Marco Taddei, sceneggiatore di Vasto e Simone Angelini, disegnatore pescarese.

Anubi, la loro graphic novel edita da GRRRZ Comic Art Book, aggiunge dunque il premio trevigiano al proprio prestigioso palmares, comprendente, tra gli altri, anche il Premio XL dei lettori di Repubblica come miglior fumetto del 2015.

Anubi, il mitologico Dio dalla testa di sciacallo dell’antico Egitto, dove aveva il compito di traghettare nell’aldilà le anime dei defunti, viene esiliato nella nostra realtà contemporanea, assieme all’altra divinità Horus e condannato a vivere da reietto in una moderna e anonima cittadina che sembra essere un miscuglio tra la Vasto di Taddei e la Pescara di Angelini, dove passerà le giornate in compagnia dei suoi bizzarri compagni, tra tossici e ubriaconi, animali da bar e la surreale presenza del grande scrittore William Burroughs, un clown nazista e suore sboccate, per un risultato che, al di là delle risate strappate dai perfetti tempi comici dei taglienti testi di Taddei, fa riflettere amaramente sulla vita nelle nostre moderne città.

Anubi e Horus

Anubi e Horus

Quello che viene delineato è infatti un mondo dove le religioni hanno miseramente fallito, e Anubi e Horus, dei decaduti, ne sono la perfetta metafora, dove gli uomini sono condannati a essere isole d’incomunicabilità, senza nessuna speranza di redenzione (si veda il misero tentativo di fuga finale di Anubi) e dove il capitalismo, nell’accezione peggiore del termine, rimane l’unico stile di vita pensabile.

Ma Anubi è anche un nobile canto degli ultimi che, come accadeva in grandi predecessori come De Andrè e Pazienza, sono i soli a offrire una scintilla di umanità, pur nel loro nichilismo e cinismo, in contrapposizione alla massa che, uniformata e perfettamente incasellata nelle regole di una società che di umano non ha più niente, vive in apparente felicità la propria condanna a un’esistenza monotona e priva di vere emozioni (significativa la figura di Horus, sempre sorridente ma con l’eterna goccia di sudore a rivelarne la fatica).

La penna di Taddei esplora vari registri, dal turpiloquio al volo poetico, perfettamente assecondata dal tratto ultra semplificato e volutamente scorretto di Angelini, per un risultato che ha conquistato tutto il mondo fumettistico italiano.

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