Rino Gaetano, il cantautore che era di casa a Pescara

Rino GaetanoRino Gaetano

Ci sono persone che hanno appena un lampo di vita, metà esistenza rispetto alla durata media, eppure restano immortali. Il ricordo di Rino Gaetano, il grande cantautore, in un excursus che lo lega all’Abruzzo e nelle parole dell’amico Andrea Ledda.

Ci sono persone che attraversano la propria vita e la storia collettiva senza lasciare altra traccia se non quella, ovvia e naturale, del dolore di amici e parenti al momento della dipartita. Possono avere vissuto anche 100 anni ma essere rimasti in sordina, del loro passaggio sulla Terra se ne ricorderanno in pochi. Altre restano immortali, indelebili nel ricordo sebbene la breve vita. Prendiamo la musica, per esempio: la maledizione del cosiddetto “club 27” (artisti morti a 27 anni) ne ha uccisi tanti, da Jimi Hendrix a Kurt Cobain, da Janis Joplin a Amy Winehouse, tanto per citarne alcuni, eppure quasi tutti, pure i più giovani, sanno chi erano queste persone e cosa hanno lasciato. Anche Rino Gaetano è morto giovanissimo, seppure in circostanze diverse e a 31 anni. Piaccia o non piaccia la sua musica, quasi nessuno mette in dubbio l’apporto originale – rivoluzionario è troppo? – dato alla scena artistica italiana dei tardi anni ‘70. Chi all’epoca era già abbastanza grandicello da avere il permesso di uscire la sera, magari con mamma e papà, a Pescara avrebbe avuto occasione di sentirlo dal vivo, Rino Gaetano. In città capitava spesso per almeno un paio di ragioni: intanto perché c’era una sede distaccata della RCA, la casa discografica che aveva in scuderia le più note ugole del tempo.

E poi perché Pescara era una delle tappe abituali del Cantagiro, manifestazione canora itinerante alla quale Rino ebbe occasione di partecipare. Ma c’era una terza ragione, meno nota, a condurlo spesso in Abruzzo: l’amicizia con Andrea Ledda, fondatore insieme a Carlo Bonetti di Radio 103, una delle prime emittenti “libere” del territorio, sicuramente la più aperta e alternativa in fatto di musica. Radio 103 trasmetteva da Chieti e veniva ascoltata in tutta l’area metropolitana. In quegli anni, oltre a Rino Gaetano, l’emittente ospitò anche altri grandi cantautori: Gino Paoli, Lucio Dalla, Ivan Graziani, e poi Grazia Di Michele che conduceva un suo programma. Ledda conserva con la cura che si deve a una reliquia le musicassette originali di 40 anni fa con incise le registrazioni delle trasmissioni radiofoniche. Quei programmi, trasmessi con poche pretese e tanto spirito pionieristico, diventarono punto di riferimento per gli amanti della musica e trampolino di lancio per alcuni artisti italiani. Era l’epoca in cui i giovani frugavano tra le onde radio in cerca di qualcosa di diverso dai Cugini di campagna e da Marcella Bella. E Rino diverso lo era, anzi diversissimo. Quei suoi versi apparentemente scanzonati in realtà celavano un’osservazione puntuta della realtà, uno sguardo ironico e anticonformista che guardava al sociale e sapeva uscire dal cliché del cantautore depresso e autoreferenziale o dei ritornelli urlati e romantici.

Con Rino saltavano gli schemi, la canzone era altro: denuncia, critica sociale, teatro, fantasia. L’aria stralunata, simpatico ma anche un po’ sbruffone, Rino Gaetano era sicuramente un personaggio moderno, persino avanguardistico. In questi giorni, il 2 giugno, ricorre l’anniversario della morte di Rino Gaetano, scomparso nel 1981 a Roma, in un incidente stradale sulla Nomentana. Nato a Crotone il 29 ottobre del 1950, a 10 anni si era trasferito nella capitale con i genitori. Il suo esordio musicale fu coltivato ed inseguito con determinazione e non fu certo facile. La personalità di Rino faceva a pugni con la musica italiana dell’epoca, che aveva già dovuto digerire l’avvento dei cantautori ed era alquanto impermeabile a ciò che sfuggiva alle etichette. Tuttavia Rino riuscì persino a calcare il palcoscenico di Sanremo e a scalare le classifiche. Per lui le cose cominciarono a muoversi nel ’75, con “Il cielo è sempre più blu”, brano in cui emerge lo stile a filastrocca semplice e apparentemente senza senso che lo rese popolare e che ancora si ascolta. “Mio fratello è figlio unico”, “Berta filava” sono brani tuttora trasmessi dalle radio, insieme agli altri pezzi storici come “Aida”, “Nuntereggaepiù”, “Gianna”. Nel 1978 portò al Cantagiro “E cantava le canzoni”, brano che sarebbe nato proprio in riva all’Adriatico, magari vicino alla mitica rotonda con l’orologio. Sembra che l’ispirazione gli sia arrivata da un assiduo frequentatore di uno stabilimento balneare; l’uomo, fissato per una canzone in particolare, non faceva che “affondare” monete nel jukebox per sentirla in continuazione.

L’episodio emerge da versi come: “E cantava le canzoni che sentiva sempre a lu mare…”. A confermarlo è proprio Andrea Ledda, oggi andrologo e docente universitario, con il quale il cantautore calabrese strinse una solida amicizia. Ledda, vera e propria miniera di informazioni, racconta che il produttore di Claudio Baglioni era solito mandare a Pescara i cantautori che dovevano farsi le ossa. Fra questi c’era anche Rino Gaetano, che cominciò così a condurre trasmissioni radiofoniche insieme al cofondatore di Radio 103. In radio Rino e Andrea parlavano a ruota libera agli ascoltatori teatini e pescaresi, di musica e non solo. Ledda descrive Rino Gaetano come persona di grande umanità e di straordinaria cultura. “Con lui – dice – andavo a passeggiare per le vie del centro. Rino si interessava ai pescaresi veri, genuini, alle persone semplici, alle più deboli e sole”. Odiava invece i locali notturni “borghesi e provincialotti”. Ledda cita un episodio accaduto in un locale della costa francavillese, probabilmente il Flexus: Rino Gaetano, inferocito, interruppe l’esibizione perché gli avventori parlottavano tra loro senza ascoltarlo affatto. “Rino era riservato, eppure anche i suoi silenzi parlavano. Avevo iniziato a conoscerli bene – ricorda Ledda – bastava un suo sguardo per capire cosa volesse, cosa pensasse”. Ledda racconta che l’artista fumava sigarette fortissime perché voleva la voce roca come Fred Buscaglione. Forse non ci fu abbastanza tempo, a 31 anni la voce era ancora la sua, comunque unica. Però qualcosa in comune con Buscaglione, purtroppo, alla fine Rino l’ha ottenuta: morire in macchina a pochi passi dal punto in cui, vent’anni prima, Fred smise per sempre di cantare.

Marina Moretti

 

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