Per caso avete un neonato a portata di mano, un figlio, un nipotino o magari un trovatello da portare a spasso in auto? Se ce l’avete siete fortunati, perché è una delle condizioni che consentono di usare qualunque macchina anche nei giorni stabiliti dal Comune per la circolazione a targhe alterne. Portando il pargolo a bordo evitate le sanzioni e fate pure bella figura con i legittimi “proprietari”, ammesso che abbiate chiesto loro il permesso. Naturalmente tutto è più semplice se l’infante è figlio vostro, purché non ricorriate al mezzuccio indegno usato dai famigerati saltafila dell’Expo di Milano, quelli che per non stare in coda per ore si sono muniti di passeggino e bambolotto imbacuccato per tentare di entrare nei padiglioni dall’ingresso riservato a bambini e disabili (cercando di fare fessi i sorveglianti). A loro non è andata tanto bene, e la cosa è finita sui giornali.
A Pescara invece sapremo solo alla fine della giostra se e quanti furbetti delle targhe alterne porteranno la città alla ribalta delle cronache.
Intanto si può ragionare sulla misura antismog adottata dal sindaco Alessandrini in – quasi – beata solitudine, visto che dalla sua parte ha praticamente solo il vicesindaco Del Vecchio. Gli altri, maggioranza e non, commercianti, artigiani e varia umanità, hanno bocciato la limitazione con svariate argomentazioni.
Per esempio i commercianti della Confesercenti, pronti alla serrata contro in provvedimento “inutile e fuori dal tempo, che rischia solo di essere un inatteso regalo per i centri commerciali fuori città”.
Strano a dirsi, pare che le critiche meno feroci arrivino proprio dai cittadini-automobilisti, quasi rassegnati a lasciare a casa l’auto quando la lotteria del pari e dispari glielo obbliga. Sappiamo che il piano contro le polveri sottili, ispirato all’austerity degli anni Settanta (quando però a frenare il traffico era la crisi petrolifera), individua nella circolazione alternata tra targhe pari e dispari di auto e moto il sistema per calmierare il Pm10.
Da martedì 12 gennaio fino al 29 marzo, dalle 9 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30, per un giorno la settimana – il martedì stop alle dispari, il giovedì alle pari e a quelle con finale 0 – bisogna muoversi con mezzi alternativi: usare solo i piedi (gratuiti sia per camminare che per pedalare), i taxi (scontati del 10%) o gli autobus (che invece si pagano).
Il rischio è quello di restare al palo… della fermata, aspettando il bus così a lungo da respirare ancora più aria mefitica. Che qualcosa vada fatto nessuno lo nega, poiché nemmeno l’agognato arrivo di pioggia e vento è riuscito a sanificare l’aria di Pescara.
Inutili pure i blandi limiti precedenti, che in pratica avevano fermato solo i vecchi catorci di chi non è mai riuscito ad approfittare degli incentivi per l’acquisto di una nuova auto. Ma siamo sicuri che quella delle targhe alterne sia la misura giusta? Non ne sono convinti, tra gli altri, i presidenti delle commissioni comunali Mobilità e Ambiente, esponenti di maggioranza. Francesco Pagnanelli e Fabrizio Perfetto hanno firmato all’unisono un comunicato in cui censurano il modus operandi della giunta Alessandrini e soprattutto ricordano il fallimento già consumatosi nelle città in cui si è scelto di combattere lo smog con le targhe alterne.
Polemiche politiche a parte, il cittadino che voglia tenersi informato sulla qualità dell’aria può consultare il sito dell’Arta che – feste e guasti permettendo – riporta più o meno puntualmente i dati registrati dalle nove centraline di rilevamento (corso Vittorio Emanuele, viale d’ Annunzio, Piazza Grue, Teatro D’Annunzio, viale Bovio, via Firenze, via Sacco, Spoltore e Montesilvano). Si vedrà che, seppure altalenanti, i valori peggiori, ossia quelli che classificano l’aria come scadente o pessima, sono spesso riferiti a via Sacco e piazza Grue, anche se purtroppo non sono gli unici. Qualche considerazione andrebbe fatta proprio su questo punto, perché se è lecito attendersi una maggiore concentrazione di micropolveri in viale Bovio, meno spiegabile appare il dato relativo a Piazza Grue, tutto sommato zona tranquilla sotto il profilo del traffico.
E allora? Allora niente: nessuno fin qui, esperto o amministratore, sembra aver motivato la cosa, eppure l’approfondimento sarebbe utile per immaginare misure strutturali e non dettate solo dall’emergenza. A proposito di misure strutturali, un intervento da segnalare è quello della Federazione regionale degli Agronomi e Forestali, che in un recente comunicato fa notare come il verde pubblico, in 64 città italiane, sia meno del 5% della superficie (rapporto Ispra 2015). Eppure proprio gli alberi potrebbero alleviare il carico di smog che grava nei cieli urbani.
“Più alberi, meno polveri sottili – dicono all’unisono il presidente nazionale dell’Ordine degli Agronomi e Forestali, Andrea Sisti, e il presidente della federazione Agronomi Abruzzo, Mario Di Pardo – non è uno slogan ma una strategia nel lungo periodo. Occorre affrontare il problema in modo strutturato per soluzioni definitive. Riprogettare città più verdi per migliorare la qualità della vita dei nostri figli. Lo smog si combatte con maggiore presenza di verde. Le chiusure al traffico o le targhe alterne sono solo soluzioni temporanee, non possono risolvere il problema. E neppure l’auspicio del ritorno della pioggia. Il rapporto alberi-cemento è sbilanciato, le città vanno ripensate a misura d’uomo ed ecosostenibili”.
La funzione degli alberi è preziosa, la vegetazione svolge un’azione filtrante nei confronti delle principali sostanze inquinanti gassose e del particolato atmosferico ed è in grado di rimuovere quantità consistenti di polveri sottili. Gli studi degli esperti hanno già dimostrato l’effetto benefico della messa a dimora di alberi in ambito urbano, come conferma anche Sabrina Diamanti, consigliere Conaf:
“Il verde nella città del futuro dovrà avere un ruolo funzionale al miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita, non più soltanto estetico e paesaggistico. Iniziando dai parchi, dai giardini, ma anche dagli orti urbani fino alle infrastrutture verdi”.
Purtroppo per questo tipo di interventi occorrono tempo, soldi e lungimiranza, peculiarità non così diffuse tra gli amministratori pubblici. Quindi non resta che aggrapparci quotidianamente al sito dell’Arta, l’Agenzia Regionale di Tutela ambientale, per informarci sull’aria che abbiamo respirato. Per conoscere la qualità di quella che respireremo domani occorrerebbe un indovino, anzi già che ci siamo meglio una magia.