Cofa, c’era una volta il mercato ortofrutticolo

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L’Abruzzo e l’agricoltura. Un binomio da sempre perfetto per la regione verde d’Italia. Vigneti, frutteti e uliveti, un patrimonio di inestimabile valore che, oggi, vive una “seconda gioventù” grazie ai marchi dop e doc che ci riconoscono tra i leader del settore.

Un ruolo che, anni addietro, ci permise di non avere rivali e di dominare la scena agricola italiana: “Il sottoscritto comandante del Compartimento marittimo di Pescara, vista la domanda in data 30 ottobre 1956 presentata dal Consorzio ortofrutticolo dell’Abruzzo con sede a Pescara […] allo scopo di costruire una Centrale ortofrutticola sita a sud del Porto canale di Pescara […] autorizza il suddetto Consorzio a eseguire i lavori”. Cita così il documento del 12 marzo 1957 della Capitaneria di porto di Pescara, firmato dall’allora comandante maggiore di porto Mario Salaris e dal presidente del presidente del Consorzio ortofrutticolo dell’Abruzzo l’ingegner Mario Colella, con il quale prende il via l’iter per la realizzazione della Centrale ortofrutticola che vedrà la sua inaugurazione il 13 giugno 1959 in via Papa Giovanni XXIII.

La gestione del mercato fu affidata al Cofa (Consorzio orto frutticolo d’Abruzzo) che univa la gestione consortile consistente nella lavorazione e commercializzazione dei prodotti delle cooperative socie con nell’attività mercatale vera e propria. Nonostante le iniziali difficoltà, la struttura nel giro di pochi anni assunse un ruolo di primaria importanza anche fuori dai confini regionali al punto da portare la Centrale ortofrutticola tra i mercati più importanti d’Italia in particolare lungo al fascia adriatica. “Era una struttura che muoveva molte persone – ricorda Enzo Falini presidente del mercato negli anni 80 e presidente dei grossisti – un luogo dove il prodotto locale aveva una spazio importante grazie ai capannoni riservati ai contadini provenienti dal circondario. Per noi grossisti ha avuto un ruolo centrale, cercavamo di far arrivare qualsiasi tipo di prodotto dalla Sicilia, dalla Puglia e dall’Emilia Romagna. Ricordo che ‘gareggiavamo’ spesso con queste realtà italiana e il mercato di Pescara fu più volte premiato come miglior magazzino d’Italia. Sapeva tener testa alle altre strutture ortofrutticole nazionali”.

La Centrale, tra gli anni 60 e gli anni 70, poteva essere definita a vocazione mista in quanto si occupava di ridistribuzione produzione. Al suo interno erano presenti 20 ditte grossiste titolari di stand con una presenza giornaliera di oltre 300 prodotti che generavamo un movimento di 400mila quintali di prodotti annui che raggiunsero quota un milione di quintali: un vero e proprio punto di riferimento per l’agricoltura regionale. “Alcuni giorni fa – ricorda un ex impiegato del mercato – uscendo dal Porto turistico ho voltato lo sguardo verso quei capannoni abbandonati dell’ex Cofa e mi sono tornati in mente i tre anni in cui ho lavorato lì. Il primo ricordo è il momento delle contrattazioni per l’acquisto di frutta e verdura, che iniziava molto tempo prima dell’apertura dei cancelli, con i compratori all’esterno e i venditori all’interno. Poi il suono della sirena che annunciava l’apertura al pubblico del mercato, una corsa all’acquisto del prodotti migliori. In seguito, i compratori caricavano le merci e passavano alla cassa per ritirare le fatture e pagare, tutto questo molto tempo dopo la chiusura del mercato”. Agli inizi degli anni 80 però inizia il lento ma inesorabile declino anche a causa dei deficit finanziari accumulati dal Cofa che esplosero, alla fine del decennio, in un buco economico di 20 miliardi di lire. Nel marzo del 1990 il Cofa viene messo in liquidazione coatta amministrativa: i commissari decidono di non chiudere il mercato e, attraverso un concordato, i debiti della ditta vennero estinti e la Regione divenne proprietaria dei 35mila metri quadri della Centrale.

La liquidazione del Cofa avvenne nel dicembre del 1997 e l’intero mercato ortofrutticolo passò sotto la gestione della Sma (Società mercantile abruzzese), oggi presieduta da Piero Galasso. La realtà di quel momento non offriva garanzie: una struttura obsoleta, all’interno di un’area urbanizzata che le impediva di espandersi, spinse a trovare soluzioni alternative. A distanza di quasi dieci anni, era il 6 aprile 1989, la Federmercati, il Comune di Cepagatti e l’ Agros (Associazione dei grossisti del mercato all’ ingrosso d’Abruzzo) decisero di costituire una società a responsabilità limitata che assunse la denominazione di Centro agro-alimentare La Valle della Pescara. L’ obiettivo era quello di potenziare il settore mediante la creazione di un sistema distributivo di servizi in grado di favorire la domanda e l’offerta. Una nuova sede, un nuovo mercato che prende ufficialmente vita nel febbraio del 2004 grazie alla caparbietà del presidente Giovanni Peroni. Un struttura costruita su 17 ettari di superficie, 1.500.00 quintali di merci movimentate, mille operatori al giorno, 36 stand e 24 ditte operanti: numeri imponenti, ma cosa resta del mercato in via Papa Giovanni XXIII per tutti i pescaresi ex Cofa? “Ogni volta che passo davanti a quella cattedrale vuota – ci confida Enzo Falini – penso che sia pazzesco lasciare una struttura del genere nel degrado in cui si torva”.

Sulla stessa linea di pensiero l’ex impiegato: “Tornando indietro nel tempo, fa tristezza e malinconia veder quel luogo, prima pieno di vita, oggi deserto e abbandonato”. Pensieri e parola alle quali non si può dar torto se si ha modo di veder quello scheletro di cemento vicino a una realtà moderna come il Porto turistico. Ma sembra che qualcosa si stia muovendo. L’acquisizione della struttura da parte della Camera di Commercio di Pescara e l’approvazione definitiva del Pp2 dove il sub-ambito C vede l’ex Cofa rientrare nel progetto di riqualificazione turististico-ricettivo della zona da realizzarsi in quattro fabbricati. Inoltre, nei mesi scorsi, l’imprenditore bolognese Michele Laganà in un convegno dal titolo Una fiera per Pescara ha prospettato la possibilità di fare dell’ex Cofa il centro fieristico della città. Sarebbe bello vedere quel vecchio edificio tornare a splendere con un ruolo diverso dal passato ma comunque centrale e determinati per l’evoluzione economica-sociale di Pescara.

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