Anche la terza asta relativa alle Terme di Caramanico è andata deserta. Non sono pervenute offerte per i due lotti in cui sono stati ripartiti i beni oggetto del fallimento (lo stabilimento termale e La Réserve). È dunque necessario riaccendere i riflettori su una vicenda che sta assumendo contorni sempre più grotteschi, evidenziando tutta l’incapacità della Giunta Regionale di garantire rapide e concrete soluzioni del problema.
Le terme di Caramanico infatti sono chiuse ormai da anni per via del fallimento dell’ex concessionaria. Un’inattività che sta compromettendo la spiccata vocazione turistica non solo di Caramanico ma di tutto il comprensorio della Maiella, paralizzando e martoriando strutture ricettive e attività commerciali.
In estate era andato deserto anche il bando della Regione Abruzzo per lo sfruttamento delle acque termali, proposto, seppur in due lotti distinti, con le acque di Canistro. Ricorderete come in quel caso il termine per la presentazione delle domande, inizialmente previsto per il 29 luglio, fosse stato successivamente prorogato al 18 settembre senza però modificarne gli esiti.
Il 10 ottobre l’Aric ha indetto una nuova gara (la cui scadenza al momento è fissata per il 13 novembre) con le stesse identiche condizioni – anche se questa volta nella gara invece delle acque di Canistro sono state comprese quelle di Popoli -, contemplando quindi un canone che nell’arco dei vent’anni prevede una spesa di 372mila euro.
Il Partito Democratico ha più volte denunciato la scarsa appetibilità dell’investimento, indicando, non solo a mezzo stampa ma anche tramite appelli, mozioni e ordini del giorno, la soluzione più adeguata e facilmente percorribile. Ovvero la partecipazione all’asta della stessa Regione Abruzzo, quantomeno in relazione al primo lotto (lo stabilimento termale), al fine di riunire in un unico soggetto la titolarità di acqua e beni immobili, e poi successivamente – nel caso non ci sia l’intenzione di gestire le terme in maniera diretta – espletare un’unica gara per rientrare dell’esborso economico. Anche perché va ricordato come in questi anni la Giunta Marsilio non abbia lesinato investimenti rilevanti su altre zone del territorio, una su tutte, il ritiro del Napoli Calcio a Castel di Sangro, per una cifra di 12 milioni di euro. Per cui la Regione può e deve intervenire anche su Caramanico.
La notizia della terza asta deserta certifica che le terme non riapriranno nemmeno per il 2024, un colpo durissimo per l’economia del comprensorio. Infatti, anche nel caso in cui nella quarta asta, che dovrebbe svolgersi tra quattro mesi, dovessero pervenire offerte, è obiettivamente impossibile che la struttura possa tornare operativa per l’estate.
Nessuna soddisfazione compensativa deriva oltretutto dal villaggio natalizio organizzato dal Comune di Caramanico, per il quale la Regione ha stanziato anche quest’anno, nel corso dell’ultimo Consiglio Regionale, 150mila euro, senza prendere in considerazione la nostra proposta di estendere i contributi anche agli altri Comuni del comprensorio: Abbateggio, Lettomanoppello, Manoppello, Roccamorice, Salle, Sant’Eufemia a Maiella, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Scafa, Serramonacesca e Turrivalignani. Una questione sulla quale torneremo presto, perché il contributo costituisce un semplice palliativo che non soddisfa né gli albergatori né le poche attività commerciali rimaste.
Cinque anni fa in campagna elettorale il centrodestra prometteva soluzioni rapide e durature. Al termine della consiliatura Marsilio dobbiamo invece registrare che le terme restano chiuse e il territorio sta andando incontro ad una grave desertificazione commerciale. La nostra proposta rappresenta con ogni evidenza l’unica strada per garantire una struttura pienamente operativa e fare in modo che Caramanico possa tornare ad essere un centro di eccellenza del settore termale. Si presti finalmente ascolto al grido d’allarme di albergatori ed esercenti, ponendo fine allo stallo prolungato ed operando le scelte più opportune.