Lo chef stellato Gennaro Esposito all’Istituto Alberghiero ‘De Cecco’

lo chef esposito in visita all'istituto alberghiero de cecco

In cucina non conta chi arriva primo o chi tenta di stupire con effetti speciali, ma contano le emozioni che si suscitano nel cliente e le percezioni che arrivano da ciò che si assaggia. E non c’è niente di più straordinario che continuare a emozionare cucinando secondo la tradizione, con semplicità. Ai ragazzi raccomando ogni giorno di studiare perché stare ai fornelli è un’arte che si intreccia a tutte le altre arti, la pittura, la scultura, la letteratura e prima o poi anche Dante sarà d’ispirazione per le pallotte cacio e uova abruzzesi”. Lo ha detto lo chef stellato Gennaro Esposito, titolare del ristorante ‘La Torre del Saracino’ e star televisiva di trasmissioni come ‘Cuochi d’Italia’ con Alessandro Borghese e ‘Junior Master Chef’, protagonista dell’incontro con gli studenti di Enogastronomia dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, alla presenza della dirigente Alessandra Di Pietro, la docente referente Cristiana De Martinis, i docenti Vincenzo Gambino e Alessandro Cocco, i docenti chef Amedeo Prognoli, Roberto Cirone e Nicola Petrongolo, il Presidente della Provincia di Pescara Ottavio De Martinis, Domenico Valloreo Direttore de Le Paillotte, e Giuseppe Di Giovacchino delegato dell’Accademia della Cucina Pescara-Aternum.

“La presenza di un personaggio come lo chef Esposito, un professionista che ha conquistato la prima stella Michelin ad appena 30 anni, 3 Forchette del Gambero Rosso nel 2003, seconda Stella Michelin nel 2008, e nel 2011 decretato miglior Chef dell’anno per Identità Golose – ha detto la dirigente Di Pietro, facendo gli onori di casa -, aiuta i nostri ragazzi a comprendere il senso più autentico della cucina italiana, che è scienza, è arte, è selezione degli ingredienti, è scelta delle preparazioni, è cultura dei sapori che si innovano continuamente. E la cucina è anche esperienza sul campo in un’ottica di innovazione tecnologica, la cucina è passione, curiosità, entusiasmo, voglia di fare e costruire. L’incontro con un protagonista della cucina, personaggio televisivo, ma soprattutto Chef che ha saputo trarre il giusto insegnamento da personaggi del calibro di Gianfranco Vissani, è sicuramente una testimonianza preziosa per i nostri ragazzi”. “Oggi ho 52 anni e sicuramente la cucina, la passione per i fornelli hanno salvato quel ragazzo che ero, un po’ scapestrato, nato e cresciuto a Vico Equense – ha sottolineato Chef Esposito parlando ai ragazzi e dopo aver visitato i laboratori di cucina dell’Officina del Gusto -. Le Stelle, i riconoscimenti, sono importanti, ma non bastano: quando siamo ai fornelli, quando lavoriamo, quello che conta sono le emozioni che suscitiamo e le percezioni che sappiamo restituire a chi assaggia i nostri piatti. Spesso cuciniamo per persone che non sono, ovviamente, tecnicamente preparate a giudicare il nostro lavoro, ma è importante sapere che proprio il nostro lavoro genera emozioni e spetta a noi saper gestire quelle emozioni. Per i ragazzi di un Istituto Alberghiero è comunque importante studiare, è importante la cultura, è quella che un giorno permetterà ai futuri professionisti di creare, di inventare, di pensare ai vostri piatti nel modo più straordinario e meraviglioso possibile. Ed è altrettanto importante l’arte degli Operatori di Sala in un’epoca in cui non esiste più la figura del semplice cameriere: il cliente oggi passa molte ore a tavola e giudica il luogo in cui mangia anche dall’estetica, dall’arredo, e pensiamo che ogni cliente è diverso dall’altro e ogni chef deve confezionare per ciascuno un vestito su misura. Oggi un vero Chef è quello che sa dare la stessa dignità sia alla cucina creativa che a quella tradizionale. Agli studenti che si avviano verso la professione ricordo che non devono mai sentirsi obbligati a stupire con effetti speciali in cucina, devono lavorare duramente per imparare il mestiere e presto si accorgeranno di essere loro gli artefici delle nuove tendenze, senza lasciarsi scoraggiare dal primo schiaffo o dalla prima tirata d’orecchi”.

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