Stagione Teatro d’Autore e altri linguaggi 2022 al Florian Espace

florian teatro

Con Four Generations il Florian punta l’attenzione sul grande movimento di rinnovamento teatrale che muove i primi passi sul finire degli anni ’50 con maestri del calibro di Carmelo Bene e Carlo Quartucci, rinnovamento che verrà definito via via teatro d’avanguardia, di sperimentazione, di ricerca sottolineando che nell’arco di sessant’anni molte sono le generazioni di artisti che si sono susseguite e che in gran numero sono ancora produttive e militanti. Ricerca e sperimentazione che è la matrice stessa del Florian Metateatro – riconosciuto dal Ministero della Cultura quale Centro di Produzione Teatrale per la ricerca e sperimentazione – in entrambe le sue componenti ovvero il Florian (Pescara) guidato da Giulia Basel e Massimo Vellaccio, compagnia che si affaccia alla ribalta nazionale negli anni ’80, e il Metateatro (Roma) di Pippo Di Marca uno dei padri dell’avanguardia degli anni ’70.

In questa nuova rassegna si darà evidenza al susseguirsi delle generazioni e alla capacità di elaborare modalità sempre nuove, diverse e tuttavia riconducibili a matrici comuni. Si inizierà con le prime quattro generazioni quest’anno, ed altre nei prossimi anni, a sviluppare via via una mappa attraverso spettacoli, momenti di riflessione, presentazioni di libri, visioni guidate di materiali video con il contributo degli artisti, testimoni e di studiosi.

 

Si inizia con un’importante occasione di formazione per attori, attrici e performer, con un grande nome del mondo teatrale Italiano: Fabrizio Arcuri che al Florian porterà il suo Seminario-workshop Reci/Pro-city occasione di riflessione e pratica sulla città e la prossimità.

Quattro giornate intense di lavoro, il 20-21-22-23 aprile dalle 18.00 alle 22.00

Il teatro, l’arte in generale, adempie al suo ruolo nel momento in cui si prende cura dell’immaginario della collettività. Durante il percorso si cercherà di: “mettere in scena uno spazio sociale immaginario e alterato e invitare a sentire, guardare e a metterci in relazione con gli esseri che ci circondano e trovare nuove letture di ciò che accade, cercando nuove lingue capaci di raccontarlo”

Fabrizio Arcuri, uno dei più brillanti e affermati registi del nostri giorni, inizia il suo percorso teatrale come fondatore, direttore artistico e regista di tutte le produzioni di Accademia degli Artefatti dal 1991. Ideatore e Direttore artistico del festival SHORTTHEATRE dal 2006. E’ regista assistente di Luca Ronconi dal 2005 al 2008. E’ regista del Festival Internazionale delle Letterature di Massenzio a Roma dal 2009 Regista residente del Teatro Nazionale “Teatro di Roma” dal 2014 al 2018 Curatore del progetto La Festa Di Roma dal 2017 (tutt’ora in corso). E’ stato codirettore del Teatro della Tosse di Genova e attualmente, dal 2015, lo è al Css di Udine.
Il suo impegno nel teatro lo vede non solo come regista “puro” di spettacoli (Premio Ubu, Premio Hystrio, Premio Le Maschere del Teatro), ma anche come ideatore e direttore di festival (come Short Theatre), coordinatore di progetti speciali corali come il Capodanno di Roma o il progetto speciale del Teatro di Roma Ritratto di una Capitale. Grazie alla sua instancabile attenzione nel lavoro con gli attori, la sua sensibilità e interesse a quanto succede nel panorama teatrale e artistico contemporaneo, dai grandi artisti affermati ai giovani artisti in erba dei quali riconosce le qualità e potenzialità.

Il pubblico di Pescara ha avuto modo di apprezzare molti dei suoi spettacoli sia all’Alici che al Florian Espace fino a “La Chiave dell’Ascensore” di Agota Kristof con Anna Paola Vellaccio, ancora in scena anche in questa stagione.

Primo spettacolo in cartellone di questo viaggio nelle generazioni della Ricerca teatrale, è una vera pietra miliare del teatro italiano. Pippo Di Marca narra Carmelo Bene:

Venerdì 22 aprile ore 19.00

Essere e non essere – in memoriam di Carmelo Bene

Lettura spettacolo di Pippo Di Marca

“In principio fu Carmelo. Era il 1959. Al Teatro delle Arti di Roma Carmelo Bene, ventiduenne, debuttò nel Caligola di Albert Camus. Ce n’est qu’un debut… Solo l’inizio di una battaglia, o di una “storia” lunga sessant’anni…” 

Nel ventennale della scomparsa del grande attore, drammaturgo, regista italiano, avvenuta nel marzo 2002, rendiamo omaggio alla sua figura con lo spettacolo di Pippo Di Marca e Giancarlo Dotto per la regia e interpretazione di Pippo Di Marca.

Pippo di Marca condivise, soprattutto agli inizi, esperienze, interazioni e poetiche con il grande Carmelo Bene, e ha voluto ricordarlo e omaggiarlo con uno spettacolo il cui testo è ricavato da memorie personali e dal libro “La Vita di Carmelo Bene”, scritto dallo stesso Carmelo e da Giancarlo Dotto, coautore dell’adattamento.

Proprio quest’anno, Pippo Di Marca e tutto il Florian Metateatro, vogliono ricordare e far conoscere una grande figura del teatro italiano, anche alle nuove generazioni spesso inconsapevoli.

Lo spettacolo è il racconto toccante e profondo del senso e del peso di ogni itinerario d’avanguardia come esperienza artistica e umana (o dis-umana). In un certo senso al di sopra del bene e del male, in territori dove è addirittura voluto, cercato, smarrirsi, dove essere e non essere possono coincidere, dove la macchina della proliferazione degli io può preludere alla scomparsa, per sottrazione estrema, dell’Io stesso.

Questo mistero o enigma della dimensione più radicale della ricerca artistica, lo ha assunto in voce Pippo Di Marca, con le parole di Carmelo Bene.

 

Si continua con gli sguardi di una più giovane generazione il Teatro del Lemming di Rovigo

Venerdì 29 e sabato 30 aprile ore 19.30- 20.15- 21.00 – 21.45

Metamorfosi – di forme mutate

musiche, drammaturgia e regia di Massimo Munaro con Alessio Papa, Diana Ferrantini, Fiorella Tommasini, Katia Raguso, Marina Carluccio

liberamente ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, lo spettacolo propone per ogni partecipante un‘immersione intima e personale nello spazio del rito, del mito e del ricordo. Il lavoro propone anche una possibile via d’accesso ad un altro livello di realtà, dove si è posti all’incrocio fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. È come se si precipitasse nel labirinto di una memoria ad un tempo personale e archetipica. La distanza attore-spettatore mima qui quella distanza irricomponibile che ci separa da ciò che è stato e che non tornerà più. La materia si disfa, si decompone, si mescola. Tutto cambia e si trasforma. Le Metamorfosi cantate da Ovidio si specchiano, così, nelle tante metamorfosi attraversate da ciascuno di noi, in un continuo movimento fra morti e rinascite. Il tentativo è quello di “costruire uno spazio rituale e misterico, nel quale opporre al fragore dei media il silenzio di un incontro, il fuoco di un’esperienza condivisa. Un incontro fra umani.”

Il Teatro del Lemming, fondato a Rovigo nel 1987 da Massimo Munaro e da Martino Ferrari. Il gruppo a partire dagli anni novanta si afferma come una delle realtà più innovative della ricerca teatrale italiana. La Compagnia rodigina ha calcato con successo in questi anni i più prestigiosi palcoscenici Italiani ed Europei (Francia, Spagna, Polonia, Bosnia, Germania, ecc.) ed è stata più volte presente nelle stagioni del Florian Metateatro con spettacoli sempre intriganti e con interessanti laboratori teatrali.

E’ previsto l’ingresso di un numero limitato di spettatori con prenotazione obbligatoria in 4 turni secondo il seguente orario 19.30 / 20.15 / 21.00 / 21.45

Sabato 30 aprile ore 18.30, ci sarà la presentazione del libro

La Tetralogia del Lemming. Il mito e lo spettatore di Massimo Munaro, Il Ponte del Sale, Rovigo, 2021.

 

Proseguendo nel viaggio delle generazioni arriviamo alla tappa successiva con Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, compagnia che nasce nel 1984 dall’incontro artistico di Marco Isidori, regista capocomico, Daniela Dal Cin, pittrice/scenografa e Maria Luisa Abate, attrice, ai quali si aggiunge, nel 2000 Paolo Oricco, attore.

Venerdì 13 maggio ore 20.45 e domenica 15 maggio ore 19.00 l’ultima loro produzione

Memorie del sottosuolo 

adattamento drammaturgico di Marco Isidori da Fëdor Dostoevskij

con Paolo Oricco, sipario Trionfo della Morte di Daniela Dal Cin, regia Marco Isidori.

Uno spettacolo dove la stessa compagnia dice che è esplosa “questa nostra tendenza dostoevskijana”, in “un concentrato dell’umano travaglio”.

Con un Dostoevskij che in queste sue “Memorie del sottosuolo”, tradotte con spirito di grande adesione sentimentale e partecipazione “politica”, dimostra come al gorgo altalenante della gioia e della disperazione, l’uomo non può sottrarsi.

Certamente il Teatro, se deve portare un simile peso, non può accontentarsi dell’usuale canonica, deve, almeno tendenzialmente, fare lo sforzo di sporgersi oltre se stesso; magari rinunciando, magari fallendo, magari equivocando, comunque sempre tentando di mostrare quel che nella normale prassi delle scene, resta celato.

Questa almeno è la scommessa dei Marcido.

 

 

Il Sabato 14 maggio ore 18.00 ci sarà l’occasione di approfondire con le voci degli stessi protagonisti l’avventura teatrale della Compagnia di ricerca, con un Focus tutto dedicato ai Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, con Marco Isidori Daniela Dal Cin condotto da Pippo Di Marca.

 

Il 28 maggio, ore 20.45 arriverà l’ultimo tassello di un percorso generazionale e estetico sulla e nella Ricerca teatrale italiana: Caterina Marino con il suo Still Alive, drammaturgia e regia Caterina Marino con Caterina Marino, Lorenzo Bruno aiuto regia Marco Fasciana, video creator Lorenzo Bruno, sound designer Luca Gaudenzi. Segnalazione Speciale Premio Scenario 2021

“Composizione delicata e preziosa che fa dell’ironia il grimaldello di un racconto di debolezza personale e collettivo insieme”. Uno spettacolo minimalista che ci pone di fronte al tema del peso del mondo, si racconta la funzione prima e originaria del teatro, specchio e strumento per superare la fatica e il baratro dell’esistere. Still alive è spettacolo che parte dal vuoto per restituire il pieno, ha il coraggio e la simpatia di guardarsi dentro per invitarci a guardare lo spettacolo del mondo, per non rimanere sola e non lasciare fuori nessuno.

“Non saprei dire quando è iniziato. Semplicemente, a un certo punto non sono più riuscita a immaginare il futuro. Un’entità statica, con una naturale predisposizione alla malinconia e radici ben salde nel tessuto capitalista del nostro secolo, incastrata nella generazione dei meme, del black humor, dell’ironia feroce che si fa salvifica. Still Alive riflette tutto ciò, esplorando le varie fasi che attraversa il corpo depresso, tra il rifiuto e l’accettazione di una condizione non solo personale ma umana. Una composizione che sa di “still life”, una natura morta che si lascia osservare, inerme nella sua impossibilità. Senza mai dimenticare, citando Van Gogh, che “There is no blue without yellow and orange”, e questo è il mio tentativo di far emergere la luce. Sondando l’abisso, per poi risalire.

 

Tutte le info per i biglietti sul sito e sui canali social del Florian Metateatro

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