Ossa, la raccolta di racconti di Giampiero Margiovanni

Ossa di Giampiero MargiovanniOssa di Giampiero Margiovanni

Da poco è arrivato in libreria Ossa, il ritorno di Giampiero Margiovanni a due anni dal romanzo I sogni nelle lacrime. La nostra intervista.

Due anni fa intervistai Giampiero Margiovanni in occasione dell’uscita del romanzo I sogni nelle lacrime, suo esordio nella narrativa per Tabula Fati, dopo due raccolte di poesie uscite per Tracce. Ora lo ritrovo con una serie di racconti che intendono – nelle parole dell’autore – spolpare l’essere umano, spesso in senso letterale. I racconti sono 17, numero che sfida la supersitizione, e ci disegnano un’umanità spesso allo sbando. Uomini e donne che sovente si trascinano facendo lavori che odiano e che spesso trovano un modo di ribellarsi dando spazio alle proprie metà oscure. Lo stile di Margiovanni è ancora acerbo e ben lontano dal dirsi compiuto, forse troppo debitore alle radici pulp di Ammaniti, eppure il coraggio dimostrato dall’autore nell’affrontare a viso aperto temi scomodi, fanno sperare in prove ancora migliori per il futuro. Per adesso godiamoci i racconti di Ossa e l’intervista a Giampiero.

L’intervista

Dopo I sogni nelle lacrime, una raccolta di racconti. Come mai hai scelto di confrontarti con questo genere narrativo?

Il passaggio dal romanzo ai racconti è avvenuto un po’ per caso…la mia idea iniziale dopo I sogni nelle lacrime era quella di scrivere un secondo romanzo, ma dopo vari approcci ho sentito che mancava forse una giusta dose di esperienza così ho deciso di farmi le ossa… – ed è qui che nasce anche in parte il significato del titolo – buttando giù diversi racconti brevi. L’esperienza è stata così proficua che alla fine mi sono ritrovato con 17 storie che avrebbero potuto formare una raccolta e così è stato.

Rispetto al romanzo, pur con uno stile simile, ho trovato, come dire, un inasprimento della critica della società, una vena più pessimista. Siamo messi così male?

I sogni nelle lacrime era proprio una bella favola moderna. Con Ossa invece ci addentriamo nell’uomo fino a spolparlo, in alcuni racconti anche letteralmente. Ma più che pessimista io lo definirei realista. Ho voluto raccontare la materialità all’interno di molti personaggi che spesso proprio come nella vita reale emerge solo quando non c’è nessuno a guardare mentre diamo a vedere solo il lato migliore di noi. Non siamo messi così male ma bisogna sapere che c’è anche questo aspetto.

Spesso i protagonisti di queste diciassette storie sono persone normali, che tirano avanti come possono con un lavoro che non amano e danno sfogo alle pulsioni in modi inaspettati. Quanto c’è della tua esperienza personale?

Non si può scrivere senza metterci un po’ del proprio vissuto. Che siano i caratteri dei personaggi, un’emozione, un profumo, un paesaggio ecc. Il tutto poi però viene esagerato in alcuni casi e portato all’esasperazione fino a raggiungere il grottesco e il surreale in determinate storie. Anche questo è il bello della fantasia, il fatto che un piccola parte di te possa diventare il tassello di una storia di tutt’altra forma e significato.

Lo stile narrativo, oltre ad Ammaniti che è un po’ il tuo nume tutelare, sembra omaggiare le atmosfere da “pulp di formazione”, se mi passi la definizione, di Lansdale. Ti senti influenzato da questi scrittori? E da quali altri?

Ammaniti c’è sempre. È il motivo per il quale ho iniziato a leggere tanti anni fa e senza dubbio mi ritrovo nel suo stile. Sono contento che mi citi Lansdale perché è un autore che ho scoperto da poco e che mi piace molto. Loro in primis mi hanno influenzato e continuano a farlo. Ma anche Bukowski e Edgar Allan Poe hanno dato il loro contributo e soprattutto in questa raccolta penso che si noti molto.

Nei tuoi racconti è molto marcato il lato carnale, e non mi riferisco solo al lato sensuale del termine; spesso insisti su particolari e funzioni del corpo che potrebbero anche sembrare “disgustose”, anche se naturali. Come mai questo approccio?

Sicuramente per rimarcare quell’aspetto materialista e realistico dei personaggi delle storie. Come se oltre alle ossa e alle viscere non avessero nulla in più da offrire o da far vedere. I miei personaggi scappano in qualche modo vengono descritti al di fuori di quelle apparenze che noi ogni giorno creiamo intorno a noi, ma si fanno vedere per quello che realmente sono ammazzando, vomitando e violentando.

Hai abbandonato la stesura del secondo romanzo folgorato dall’idea dei racconti. Lo riprenderai? In ogni caso, quali sono i programmi per il futuro?

L’idea è assolutamente quella di riprendere il famoso romanzo lasciato a metà. Ma per adesso c’è Ossa con le sue 17 storie da portare avanti insieme alla casa editrice IlViandante, che ringrazio sempre per la grande opportunità.

Ossa

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