Nel giorno di Pasquetta, i parenti delle vittime della tragedia avvenuta il 18 gennaio dello scorso anno, si sono trovati davanti una scena raccapricciante da turismo sciacallo
Ieri, lunedì dell’Angelo, decine di famiglie con bambini hanno scelto come location, per la tradizionale scampagnata, l’area del resort travolto da una valanga a causa della quale morirono 29 persone. I parenti delle vittime, che si erano recati sul posto per pregare, hanno trovato i turisti che facevano pic nic, giocavano, raccoglievano “macabri souvenir” dopo aver violato i sigilli. Fuggi fuggi generale alla vista dei carabinieri chiamati da Marcello Martella che perse la figlia ventenne, Cecilia. Trenta persone, però, sembra siano state identificate.
Gianluca Tanda, fratello di una delle vittime, ricorda come un episodio di questo tipo fosse accaduto anche in estate e come le autorità avessero recintato la zona: “Ma la rete adesso non esiste quasi più ed è facile entrare. Sono entrati dove non entriamo neanche noi per rispetto dei nostri cari e per rispetto delle indagini: lì ci sono ancora prove cruciali come telefonini mai ritrovati e telecamere che potrebbero aiutare a capire la verità”.
“Abbiamo sollecitato più volte l’inizio della bonifica – denuncia Tanda – Ma è ancora ferma per motivi burocratici. Intanto, almeno durante le feste, chiediamo che ci sia più controllo. Adesso spero che scattino pene esemplari. Il turismo sciacallo deve finire, a Farindola, ad Amatrice e in tutti i luoghi dove ci sono state vittime”.
Intanto, nella mattinata di oggi, intorno alle macerie dell’hotel Rigopiano, alcuni operai hanno iniziato a montare una nuova recinzione metallica.