di RITA CONSORTE
Il Rosatellum Bis, diventata legge il 3 novembre 2017, n.165 è la legge elettorale della Repubblica Italiana che disciplina l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
È stata approvata in via definitiva al Senato il 26 ottobre 2017 e sostituisce la precedente legge elettorale italiana del 2015, nota come Italicum (valida solo per la Camera dei deputati) e la previgente legge Calderoli (ancora in vigore per il Senato della Repubblica).
La nuova legge elettorale prevede due sistemi, uno proporzionale e l’altro maggioritario. Ma cosa significano?
Sistema proporzionale.
Per anni è stato il sistema elettorale più usato in Italia. In base a esso, i partiti politici ottengono un numero di posti in Parlamento – nel nostro caso alla Camera dei Deputati e al Senato – in proporzione al numero dei voti ricevuti. Il sistema proporzionale puro prevede che il territorio nazionale sia diviso in tanti collegi plurinominali, in ciascuno dei quali, cioè, vengono eletti più parlamentari. Ogni partito, infatti, elabora delle liste di candidati che possono essere tanti quanti sono i seggi in palio in quel collegio. Gli elettori votano per la lista e il partito politico e i posti in palio in quel collegio vengono distribuiti in proporzione ai voti ottenuti da ciascuna formazione politica.
Sistema maggioritario.
E’ il più antico, in quanto nacque nel ‘600 in Inghilterra ed è ancora il sistema dominante non solo in Gran Bretagna, ma anche negli Stati Uniti, Canada e Australia. Il sistema maggioritario attribuisce un premio di maggioranza al partito che ottiene la maggioranza relativa di voti, così da garantire la governabilità del paese. In genere, il sistema maggioritario prevede collegi uninominali, cioè il territorio nazionale viene diviso in tante aree geografiche, chiamate collegi, tanti quanti sono i senatori o i deputati da eleggere. Ogni partito presenta un solo candidato e quello che riceve più voti è quello che ottiene il seggio. Questo sistema elettorale, a differenza del sistema proporzionale, garantisce una maggiore stabilità politica, ma va a penalizzare i partiti di piccole dimensioni, rischiando di minare, in alcuni casi, la base più pura del pluripartitismo su cui si basa la democrazia moderna.
La distribuzione dei seggi.
I 630 seggi della Camera dei Deputati saranno assegnati nel modo seguente: 232 in collegi uninominali; 386 in piccoli collegi plurinominali (circa 65 collegi); 12 nella circoscrizione estero. Al Senato i 315 seggi saranno invece distribuiti così: 116 in collegi uninominali; 193 in piccoli collegi plurinominali, 6 nella circoscrizione estero. I 232 candidati più votati in ogni collegio uninominale alla Camera e i 116 del Senato otterranno direttamente il proprio seggio, anche nel caso avessero ottenuto solo un voto in più degli avversari. I collegi sono stabiliti su base nazionale alla Camera, mentre al Senato sono ripartiti su base regionale, come previsto dalla Costituzione italiana.
Un’unica scheda e no al voto disgiunto.
Novità rilevante anche per le conseguenze politiche che avrà è che il voto sarà espresso su una sola scheda e sarà vietato il voto disgiunto, ovvero la possibilità di votare un candidato nel collegio uninominale e una lista a lui non collegata nella parte proporzionale, come era nel Mattarellum che prevedeva due schede diverse. Questo ‘depotenzia’ in un certo senso sia il sistema proporzionale che quello maggioritario, togliendo libertà all’elettore di scegliere liberamente un partito e un candidato al maggioritario. L’elettore dovrà scegliere un abbinamento candidato-partito.
La scheda e il voto.
La scheda prevista dal Rosatellum è unica (una per la Camera e una per il Senato, molto simili). Sulla scheda l’elettore esprime il voto sia per la parte maggioritaria sia per la quota proporzionale. Sotto ad ogni candidato nel maggioritario ci saranno i simboli delle liste a lui collegate nel proporzionale e accanto al simbolo delle liste saranno stampati i nomi dei candidati del corrispondente listino bloccato. Si potrà votare con un segno su una lista (che vale anche per il candidato corrispondente); con un segno sul nome di un candidato nell’uninominale. Due le possibilità in questo caso per quanto riguarda la parte proporzionale: se il candidato è sostenuto da una sola lista, il voto si trasferisce a quella lista; se il candidato è sostenuto da più liste, il voto viene distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai risultati in quella circoscrizione elettorale. È previsto espressamente che in caso di doppio segno su un candidato e sulla lista corrispondente il voto rimanga valido.