Classe 1997 e uno sguardo carico di entusiasmo e grinta: è Riccardo Ponzio, giovane promessa abruzzese dell’automobilismo. Selezionato nel 2015 dalla Federazione Nazionale ACI Sport e dalla Scuola Federale CSAI per il Supercorso Federale considerato l’Università italiana dell’automobilismo sportivo, il giovane abruzzese si è confrontato con i migliori talenti italiani aggiudicandosi un secondo posto ex-equo.
Dopo aver maturato esperienze preziose negli ultimi tre anni partecipando Campionato Peugeot RCZ Cup, nonché al campionato di FIA F4 Italian Championship, il 2017 è stato l’anno della svolta con un debutto nel F2 Italian Formula Trophy in cui ha conquistato il titolo di Campione Italiano. Incontriamo Riccardo alcuni giorni dopo essersi aggiudicato il campionato.
Riccardo, le emozioni per la recentissima conquista del titolo di Campione Italiano di Formula 2 sono ancora fresche, come ci si sente a vent’anni ad aver conquistato un risultato così brillante?
Anche se ho vent’anni abbiamo lavorato molto per raggiungere un obiettivo del genere, in particolare dopo due anni di sofferenza nella scuola della Formula 4 fortunatamente ho trovato un accordo con il team PureSport che mi ha supportato nel corso di quest’anno. Abbiamo lavorato benissimo e siamo arrivati all’ultima gara con un vantaggio di 50 punti da gestire. C’erano molte aspettative perché eravamo in una situazione in cui non potevamo perdere: partivamo primi e per di più in una pista in cui ero favorito. Fare venticinque minuti concentrato stando sempre in testa e poi vincere è stato davvero esaltante. Un risultato che ci serviva, non solo per me ma anche per tutti coloro che mi hanno seguito.
Il 2017 è stato l’anno d’oro con 7 vittorie, 12 podi consecutivi e 4 pole position. Quanto è stato duro il percorso per arrivare a questi risultati?
Non è stato facile, non è stato semplice, ma quella di vincere è stata, anche in prospettiva, una vittoria molto significativa. Siamo stati costanti ma è stata dura. Io ho circa 18.000 km di guida su queste vetture e quindi c’è voluto un grande bagaglio di esperienza unito ad un ottimo team che è riuscito a supportarmi e a lavorare nella direzione giusta durante tutto l’anno. Questi sono risultati che non arrivano per caso, ma sono frutto di ore e ore di lavoro fatto sia analizzando i dati, che facendo l’assetto in pista, anche perché ci si gioca tutto su dettagli talmente piccoli che è importante una grande coesione di squadra unita all’esperienza del pilota.
Quando ti sei reso conto che eravate così competitivi e che potevi giocarti il titolo?
Ci siamo accorti di potercela giocare al secondo appuntamento in cui abbiamo realizzato la doppietta ad Imola che ci ha rimesso in campionato dopo che ero stato tamponato a Misano all’ultima curva. Lì le speranze erano praticamente svanite perché ci trovavamo a più di sessanta punti di svantaggio dal primo. Ma poi ad Imola ci siamo rimessi in carreggiata ed al terzo appuntamento ho vinto di nuovo. Da lì ho preso la testa del Campionato e non l’ho abbandonata più.
Com’è nata la passione per l’automobilismo?
Già da piccolissimo ho sempre avuto la passione per le vetture, per le macchine e per tutto ciò che si muovesse su quattro ruote ed anche oggi è così, non è cambiato molto. Da parte della mia famiglia nessuno era appassionato di auto, quindi ho dovuto trovare la mia strada un po’ da solo, anche se la mia famiglia mi ha sempre supportato fin dai primi anni e naturalmente continua a seguirmi partecipando sempre a tutte le manifestazioni. E’ stata una grande soddisfazione quest’anno vedere che tutto il lavoro e la passione che ci sto mettendo da quando ho quindici anni, siano stati ripagati: anni di duro lavoro per me e per tutto il team ed i collaboratori sportivi che mi hanno aiutato sia dal punto di vista tecnico che sportivo.
Oltre ad essere un pilota sei uno studente, come riesci a conciliare il tutto?
Sono uno studente di Economia iscritto al secondo anno del Corso di Impresa e Management alla Luiss di Roma e devo dire che il grande vantaggio dell’automobilismo è che si corre per sette settimane all’anno, esclusi i test ed altre eventuali servizi come pilota. Questi sette week-end all’anno riesco a gestirli bene perché vanno da marzo ed ottobre quindi per tutto il periodo invernale ho tempo per studiare e portami avanti con gli esami. Quindi fortunatamente mi sono accorto di riuscire a conciliare bene entrambe le cose.
Fai un allenamento specifico?
Sì, c’è un allenamento fisico in palestra ed inoltre seguo una dieta perché è fondamentale che il peso del pilota non cambi: deve essere sempre lo stesso durante tutto l’arco della stagione perché il peso della vettura è calibrato in base al peso del pilota ed anche perché viene montata una zavorra. Quindi questo è un aspetto importante su cui stare attenti
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I progetti per il futuro dipendono dai prossimi mesi. Le nostre opzioni maggiori al momento sono due. Un Campionato Europeo di Formula 3 estremamente competitivo e da cui sono usciti veramente dei bei talenti. Il livello è altissimo perché ci corrono i campione delle serie nazionali e mondiali. Un’altra alternativa, se supportata da una casa automobilistica ufficiale, potrebbe essere quella di partecipare ai campionati a ruote coperte, tipo il TCR in cui partecipano case come Honda, Hyundai, Seat, Audi, Volkswagen oppure i campionati a ruote coperte come quelli di Lamborghini. Stiamo valutando un po’ tutte le opzioni soprattutto per capire quale scelta può darmi la via per il professionismo puro che potrà essere sia in ambito a ruote scoperte che in quello a ruote coperte. Abbiamo ancora quattro, cinque mesi per valutare tutte le offerte. A caldo sono arrivate alcune proposte ma vogliamo prenderci il tempo per analizzarle attentamente. In ogni modo il mio lavoro è finito con l’ultima gara ed è ricominciato il giorno successivo ed i prossimi mesi saranno molto intensi sia per me che per i miei manager perché sarà fondamentale fare la scelta giusta. Quest’anno ci siamo riusciti.
Qual è il sogno della vita?
In questo momento, e credo sia il sogno di qualsiasi pilota giovane, è quello di provare una vettura di Formula 1, in alternativa mi accontenterei anche di diventare un pilota professionista nelle ruote coperte. Sono due traguardi difficili e sarebbero davvero molto belli entrambi.
Salutiamo Riccardo Ponzio con un grandissimo “in bocca al lupo” e con l’augurio che la sua carriera, già così brillante, possa riservargli ancora moltissime e più grandi soddisfazioni.
Edda Migliori