di MARINA MORETTI
C’è chi le notti magiche le trascorre inseguendo un gol e chi si fa inseguire dai folletti dei boschi, ognuno ha le sue passioni e va bene così. Basta sciogliere le briglie alla fantasia per addentrarsi in un mondo affascinante che ha le proprie radici nella storia e nelle tradizioni popolari.
Streghe e gnomi più che fare paura divertono, come dimostra il successo dello spettacolo messo in scena in questi giorni a Città Sant’Angelo. A riportare alla luce dei lampioni i personaggi leggendari del nostro Abruzzo è l’associazione angolana Civsa che ha rappresentato Le magiche notti di li mazzemarille nell’ambito della 14^ edizione di Dall’Etna al Gran Sasso, la manifestazione che suggella il gemellaggio tra Città Sant’ Angelo e la siciliana Nicolosi. Non solo arancini e arrosticini, per le rue cittadine si sono palesati maghi, fantasmi, folletti e altri personaggi tratti dai racconti antichi che hanno ispirato lo scrittore Giovanni Jannucci e che sono stati descritti eruditamente dallo storico delle tradizioni popolari Emiliano Giancristofaro. Così, almeno per una notte, lo spettatore ha avuto occasione di incontrare creature misteriose e bizzarre, talvolta benefiche e talvolta no, messe in scena dai cantastorie di Civsa. Nel percorso notturno hanno preso vita, in forma teatrale, anche i celebri mazzemarille, quei dispettosi folletti dal berretto rosso la cui immagine, in un Abruzzo d’altri tempi, veniva evocata dalle mamme – come si fa con l’uomo nero – per rendere più ubbidienti i bambini. La tradizione dice che li mazzemarilli si divertono con poco, i loro scherzi sono birbanti ma non pericolosi: fanno sparire gli oggetti di casa, picchiano alle pareti o scuotono il letto mentre il malcapitato dorme.
Mazzemarille è un termine dialettale che indica una sorta di folletto o gnomo. Alcuni ritengono che rappresentino i bambini morti senza battesimo, per questo tornati alla vita inquieti e dispettosi con gli umani. Come gli gnomi, lu mazzemarille sa dove sono nascosti i tesori, ha poteri magici e indossa un cappello rosso a punta. Anche le pantàfeche prendono di mira chi dorme, ma sono presenze oscure ben più inquietanti dei folletti. Come lenzuola bianche, le classiche sembianze da fantasma, si stendono pian pano su chi dorme per opprimergli il respiro, poi scappano via svolazzando. Nel vasto campionario di presenze notturne ci sono anche li strehe, che vanno scritte nell’elenco delle fattucchiere cattive: ordiscono inganni, fanno del male ai bambini, turbano i sogni, tramano complotti nelle faccende amorose. L’antidoto c’è, basta rivolgersi a li mahere, specie di maghi che risolvono problemi di ogni genere. Lavoro, affetti, salute, non c’è sfortuna o influsso malefico che scongiuri e amuleti de li mahere non siano in grado di scacciare.
Presenze abbastanza positive sono quelle della fate, esseri benefici che cantano, danzano e tessono le trame dei destini umani, anche se talvolta sono capricciose e preda di simpatie e antipatie. L’anima triste delle notti magiche è rappresentata da lu musichette, un essere strappato troppo presto alla vita, che si aggira nella notte suonando e pregando in eterna processione tra i vicoli del paese. Infine c’è lui, il più cattivo di tutti, quello che neanche le nostre coscienze animaliste riescono a riabilitare: lu lope manere, il lupo mannaro. E’ un essere umano che una maledizione condanna a trasformarsi in bestia feroce ad ogni plenilunio, quindi anche il lupo mannaro vaga nella notte terrorizzando tutti con le sue fattezze mostruose.
In conclusione, quando cala il buio c’è di che spaventarsi, però una consolazione c’è: qualunque incubo o leggenda venga a farci visita nel sonno, al mattino suona la sveglia e tutto torna come prima. Purtroppo o per fortuna? Dipende da chi ha abitato la nostra notte magica…