La mia terra ferita, riflessioni di un’abruzzese

Rigopiano, l'hotel che non c'è piùRigopiano, l'hotel che non c'è più

Dall’immenso dolore per gli ultimi tragici eventi che hanno ferito l’Abruzzo, sgorgano le parole di riflessione di una nostra collaboratrice, abruzzese soprattutto nel cuore.

Anno bisesto anno funesto. Così si dice quando febbraio ha 29 giorni. In realtà pare che per il nostro Abruzzo questo detto non valga, dato quanto accaduto nel solo mese di gennaio 2017. Sarà quel 17 alla fine? Chissà. Fatto sta che non ho mai visto tanto dolore e tante tragedie colpire la mia terra.

Non credo sarà facile dimenticare Rigopiano e Campo Felice: la neve, così bianca e candida sinonimo di morte. Assurdo. Ventinove vittime che non vedranno più amici e parenti, non avranno mai più modo di conoscere nuove persone, visitare altri luoghi. “Mai più” che frase definitiva, secca, diretta, brutta. Poi però penso alla vita, soprattutto a quei 4 bambini tornati sani e salvi a casa. Un miracolo. Sì, ad alcuni di loro non è stato risparmiato un dolore tremendo ed eterno come dover dire addio a mamma e papà. E anche questo sarà un pensiero che avrò per parecchio tempo.

Una giornata, quella del 18 gennaio 2017, che rimarrà impressa nella mia mente ogni volta che mi avvicinerò a una montagna, ogni volta che mi troverò in uno dei splendidi borghi arroccati sotto i nostri grandi massicci, ogni volta che tornerò a Rigopiano.

Non sono mai stata in quel’hotel, ma in quella parte della montagna d’Abruzzo sì, un posto unico, magico, del nostro Gran Sasso; un posto frequentato da tanti per pic-nic domenicali, trascorrere il Ferragosto o la Pasquetta; in questi posti dove la natura domina incontrastata, era incastonato un gioiello come l’hotel Rigopiano: passando lì davanti per una passeggiata il primo pensiero fu: “Un giorno vorrei tanto passarci qualche giorno in relax”. Peccato non poterlo farlo, ma non dimenticherò mai quella passeggiata e quel sogno…

Da abruzzese fa male, malissimo tanto quanto il 6 aprile 2009. Momenti che non puoi dimenticare, non si possono dimenticare perché la tua terra è ferita, in ginocchio.

“Cosa sta succedendo?” mi sono chiesta dopo la valanga e dopo lo schianto dell’elicottero sulla montagna a Campo Felice. Forse la natura si sta riprendendo ciò che l’opera umana ha occupato? È davvero la fine del mondo?

Difficile rispondere. Io so solo che siamo abruzzesi “forti e gentili” che si rialzano e si rialzeranno sempre perché amano la loro terra.

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