Ci sono persone che si sentono a loro agio solo quando attraversano territori impervi; persone che, tra una poltrona soffice e uno sgabello spartano, scelgono d’istinto la seduta più scomoda. Prendiamo per esempio Maria Grazia Liguori e Francesco Calandra: potrebbero fare quello che fanno – cinema – senza andarsi a cacciare nei pascoli dei rom o nella terra degli invisibili; potrebbero scegliersi un soggetto facile, un’attricetta conturbante e via andare. Ma non ci proverebbero gusto poiché si sentono a loro agio proprio lì, dove altri stanno scomodi. Due anni fa si misero in testa di fare un film sui rom, strada facendo venne fuori un film con i rom, e non era mica facile. Si chiamava La Palestra e ha regalato tante soddisfazioni.
Ora all’orizzonte c’è un altro progetto, altrettanto difficile: “L’idea di questa commedia, Il SuperMercato – racconta Maria Grazia Liguori – nasce qualche anno fa. Durante le vacanze estive ero solita fare dei lavoretti in vista del rientro a Milano, dove frequentavo la Scuola civica di cinema. Quell’estate, grazie ad un cugino buttafuori, trovai lavoro nell’agenzia presso cui collaborava e che si occupava, tra l’altro, anche del “contenimento delle differenze inventariali nei supermercati”, cioè di antitaccheggio.
Passavo otto ore al giorno nel supermercato girando col carrello, facendo finta di fare la spesa per controllare la clientela. Per la prima volta, mi resi conto di quanto feroci e vicine fossero le conseguenze della nostra politica economica. Delle svariate persone che rubavano, la maggior parte avrebbe potuto essere mia madre o mio nonno, cioè gente che, onesta da una vita, a un certo punto si ritrova a far quadrare i conti con modalità mai contemplate. Un ‘cliente’ abituale, un anziano pensionato, con addosso sempre lo stesso completo pantalone e giacca – liso ma mai sporco – rubava ogni giorno sei fette di prosciutto da mettere nel panino. Un furto dettato dalla necessità di sopravvivere.
Così ho immaginato una storia alla Soliti Ignoti, in cui un gruppo di sventurati decide di prendere in mano la propria vita e realizzare il grande colpo al supermercato, come soluzione possibile alla crisi che ci sovrasta. Il gruppo ha preso forma in seguito all’incontro con uno dei responsabili dell’associazione On The Road, che si prende cura di chi, per vari motivi, finisce in strada, senza un tetto sulla testa né mezzi di sussistenza”. Sono i cosiddetti “nuovi poveri”, persone che oggi si aggiungono a chi ha scelto la strada con una certa consapevolezza, magari per ribellarsi alle regole della società o per sfuggire a malattie mentali, dipendenze, abusi o abbandoni.
“Nel 2003, all’epoca della mia esperienza al supermercato – continua Liguori – in Italia i ‘nuovi poveri’ erano circa 2 milioni, oggi se ne stimano 11 milioni. Allora guardavo quella cifra con un certo distacco e con l’irrazionale certezza che le cose sarebbero cambiate, almeno per me che non avevo problemi economici. Il fenomeno, prima agli albori, ora grida, ma è ancora ammantato, chissà perché, da una pudica invisibilità.
Prima i poveri erano i disoccupati, poi si sono aggiunti i pensionati, le famiglie monoreddito di operai e impiegati, l’esercito dei precari e infine, buttati in mezzo alla strada dalla crisi, senza nemmeno il paracadute di una famiglia che possa dare una mano, sono arrivati ex manager, professionisti, imprenditori e piccoli artigiani. Insomma, ci siamo un po’ tutti”. Un episodio eloquente: Maria Grazia Liguori racconta che, entrando per la prima volta nei locali dell’associazione per partecipare ad una riunione, viene circondata da alcuni utenti che, gentilmente, le indicano l’operatore che si occupa dell’accoglienza dei nuovi arrivati. “Perché tutti possono ritrovarsi in difficoltà, non importa la provenienza, l’età, l’aspetto fisico. Le persone che si incontrano qui potrebbero essere miei amici e conoscenti – me compresa! – se non avessimo avuto la fortuna di quel paracadute familiare”.
E’ passato del tempo da quella prima volta, il progetto di un docu-film per promuovere l’inclusione sociale dei senza-dimora di Train De Vie è quasi completato. Maria Grazia e Francesco continuano a sedere allegramente, ma con grande serietà, su di uno sgabello forse scomodo, però autentico. Consapevoli che c’è chi a casa non ha più nemmeno quello. E neanche una casa.