Maria Basile, artista contemporanea molto conosciuta all’estero, sceglie Ignazio Silone per dare voce alla sua ricerca artistica approdata a Palazzo reale di Balchik, in Bulgaria su invito del console onorario d’Italia a Varna.
L’abruzzesità è un sentire che solo chi è nato in quella fetta d’Italia può capire, la quasi avarizia di parole è una forma di comunicazione prescelta da coloro che lasciano parlare le proprie opere.
Una formula comunicativa essenziale che accomuna le due figure volte entrambi a dare voce a chi non viene concesso di esprimersi, Silone con i suoi “Cristiani” e la Basile con gli invisibili dell’arte che non girano negli ambienti che decidono chi è dentro o fuori dal contemporaneo.
Ce lo conferma anche il Console onorario Antonio Tarquinio, abruzzese anch’egli, che si dichiara entusiasta dell’arte di Maria Basile tanto da averle conferito un apprezzamento ufficiale di stima nei confronti della sua ricerca cromatica la quale lascia spazio al colore come comunicazione coerente, assolutamente priva di sbavature e di quell’anticonformismo come alone di mistero del quale le nuove generazioni non hanno più bisogno.