Notre Dame de Paris e l’Abruzzo, un grande successo

Una scena del musical (Fonte: pagina Facebook)Una scena del musical (Fonte: pagina Facebook)

Grande successo per la prima serata del musical “Notre Dame de Paris”, di ritorno dopo un anno all’Anfiteatro della Civitella di Chieti con una cast che ricalca in gran parte quello dell’edizione originale. Le impressioni del nostro inviato.

Difficile dire qualcosa di nuovo su Notre Dame de Paris, quello che è stato spesso definito come “il musical dei record”: 3 milioni di spettatori, traduzione in sette lingue e 4500 repliche in tutto il mondo, già questi numeri bastano per chiarire la vastità del fenomeno di cui parliamo.

Viene quasi da chiedersi quale sia il sortilegio che ha stregato una massa di spettatori così imponente, che segue l’opera anche più volte e che spesso sa le parole di tutti i brani a memoria, che sia opera di Esmeralda?

Merito certo delle musiche di Riccardo Cocciante, da sempre maestro nel coniugare un talento melodico fuori dal comune con la tradizione dell’opera e istanze pop più commerciali legate alla musica leggera, della bravura indiscutibile degli interpreti, sia i cantanti, veri protagonisti della scena, che il corpo di ballo; ma il merito principale, a parere di chi scrive, va alla storia originale di Victor Hugo, scritta quasi due secoli fa dall’allora giovanissimo francese. Già, perché la vicenda narrata da Hugo è di quelle universali, che fanno leva sui sentimenti e le passioni più radicate nell’uomo. La storia è quella della bellissima zingara Esmeralda, interpretata per l’occasione da una straordinaria e sensuale Tania Tuccinardi, che non fa rimpiangere l’originale Lola Ponce, contesa nella Francia del 1482 da vari personaggi: l’arcidiacono Frollo, dilaniato tra desiderio e fede, che farà presto a passare dall’odio all’amore una volta rifiutato dalla bella zingara; il bel capitano Febo, ricambiato da Esmeralda e fidanzato con Fiordaliso, che si rivelerà un personaggio ambiguo e pronto al tradimento; Pierre Gringoire, poeta e sposo platonico della giovane, nonché voce narrante e Quasimodo, il deforme campanaro di Notre Dame, che si innamora perdutamente di Esmeralda quando questa è l’unica a trattarlo umanamente, interpretato dal solito magistrale Giò Di Tonno.

Al di là di quella che può essere una fredda divisione tra buoni e cattivi, a emergere sono le complessità dei protagonisti e l’assurdità dei comportamenti imposta più dai lacci delle rigide regole religiose imposte all’epoca, che finiscono per risultare il detonatore che fa esplodere la crudeltà, o la generosità dei vari personaggi che nell’amore per Esmeralda non fanno altro che mostrare la loro natura. E così abbiamo l’amore poetico di Gringoire, quello perverso di Frollo, quello esclusivamente materiale di Febo e quello servile ma sincero di Quasimodo, personaggio che, pur lontano anni luce dalle sdolcinatezze Disneyane, si rivela quello più positivo, mentre Esmeralda rappresenta l’ingenuità e la purezza, se pensiamo che, nel romanzo originale di Hugo, è in realtà una ragazzina di appena 14 anni.

La messa in scena dell’opera è abbastanza imponente, pur non arrivando alla statura del kolossal; il palcoscenico è diviso in tre parti, lo sfondo in blocchi amovibili di pietra che riproduce la cattedrale, regno di Quasimodo e delle sue campane che in una bellissima scena faranno da appiglio per le acrobazie del corpo di ballo, la scena che rappresenta la corte dei miracoli degli zingari, e la parte prospiciente al pubblico, che, divisa dallo sfondo da un sipario, fa da proscenio alle scene più intime e confidenziali. Siamo di fronte a un musical “misto”, per così dire, infatti i cantanti partecipano in modo marginale alle coreografie, affidate quasi totalmente al corpo di ballo, che impressiona per doti acrobatiche.

Quello che impressiona di più è la perfezione della messa in scena e la qualità sconvolgente di ogni minimo particolare, e soprattutto le doti vocali dei protagonisti, davvero ineccepibili.

Le due ore di spettacolo scivolano via in un soffio, per una volta senza l’assillante smania di fotografare e riprendere il tutto, consuetudine per fortuna vietata dalla solerte organizzazione, curata in modo eccellente da The Base e Best Eventi, fino al gran finale con il cast al completo che intona “Il tempo delle cattedrali” aiutato dal pubblico e il curioso fuori programma degli auguri a Giò Di Tonno che, oltre a giocare in casa, festeggia in questi giorni il compleanno.

In conclusione, stasera si replica e se siete tra i pochi che ancora non hanno visto dal vivo “Notre Dame de Paris”, l’appuntamento è per stasera alle 21 nello scenario, anche questo azzeccato e suggestivo, dell’anfiteatro della Civitella a Chieti.

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