Qualche anno fa Raf si domandava cosa resterà degli anni ’80. Parafrasando il verso della sua canzone, proviamo a chiederci cosa resterà, al di là dell’indiscutibile e meritato successo, dell’evento principale del 2015: l’Expo di Milano. In particolare, riflettiamo sulle eredità che l’esposizione universale ci ha lasciato in termini di nutrizione, tema portante dell’evento. Visitando i padiglioni allestiti dai diversi Paesi alcuni hanno scoperto che si possono fare tetti e pareti con le piante o che si può coltivare un orto in un microspazio, altri hanno preso coscienza dei cibi corretti per un’alimentazione dieta equilibrata, altri ancora hanno imparato chi produce cosa nel mondo e quanto (in pochi) ci guadagnino davvero. Si è anche appreso quale terra sia specializzata in questa o quella produzione e quali siano le tradizioni e le innovazioni più significative; dalle spezie della salute alla dieta mediterranea, abbiamo girato il mondo percorrendo solo alcuni ettari della sua superficie.
Ma, ora che la lezione è stata efficacemente impartita, occorre farne tesoro e ri-organizzarsi, spostare lo sguardo dal globale al locale per scoprire, per esempio, se e come l’Abruzzo sappia fare tesoro dell’eredità di Milano. Sia prima che dopo, molte aziende si sono ricalibrate in chiave Expo e sono riuscite a farsi conoscere anche oltre i confini regionali, altre ci stanno provando. Qualcosa si è mosso anche in seno alle istituzioni: oltre agli appuntamenti di vetrina e di folclore, a Milano l’Abruzzo ha esportato un modus vivendi equilibrato e genuino. Un concetto emerso chiaramente anche nel convegno “Nutrirsi con stile”, progetto abruzzese al femminile portato all’attenzione della platea milanese nell’ambito degli Stati Generali delle Donne-Expo 2015. Il convegno ha esplorato le declinazioni possibili del progetto omonimo, promosso e organizzato dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Abruzzo.
“L’evento della Cpo regionale – ricorda la presidente della Commissione Gemma Andreini – si inseriva nell’importante vetrina internazionale per presentare, in collaborazione con quattro importanti atenei italiani, anche gli studi scientifici e le buone pratiche in merito all’etichettatura e alla tracciabilità”. Dunque ora che Expo è andato in archivio resta il lavoro sul campo, l’impegno di tutti nel cercare declinare il cibo nei suoi aspetti essenziali: vita, lavoro, identità territoriale, cultura e salvaguardia dell’ambiente. L’importanza della corretta alimentazione, l’adozione di uno stile di vita sano e il rispetto per l’ambiente non possono prescindere dalla conoscenza delle tradizioni e delle vocazioni dei diversi territori e delle loro biodiversità. Alla convention milanese il rapporto tra cibo e salute è stato trattato da docenti autorevoli, ma ci si è soffermati anche sulla tracciabilità dei cibi, ossia il corredo di informazione essenziale che dovrebbe accompagnare in maniera trasparente i prodotti che acquistiamo per alimentarci. In questo campo si inserisce il progetto presentato, tra gli altri, anche dal docente informatico Gianfranco Zaccagnini, il quale ha illustrato le caratteristiche di un microchip che consente l’immediata tracciabilità e l’identificazione di tutta la filiera produttiva.
La app-trace, un metodo semplice da utilizzare con qualsiasi smartphone, vede l’Abruzzo all’avanguardia tra le regioni italiane. Passando lo smartphone sul simbolo presente sull’etichetta del prodotto si possono ottenere informazioni nutrizionali e mediche e persino ricette da gourmet. Ma la tracciabilità non è solo una questione di stile o di salute: la diffusione crescente dei prodotti contraffatti rende sempre più indispensabile la presenza di un sistema di controllo e difesa. La contraffazione agroalimentare arreca danni significativi ai produttori onesti e al PIL dell’Italia e delle regioni. Agire sull’informazione significa dunque far crescere il consumatore e soddisfare l’aumentata richiesta di un’alimentazione sana e genuina. Non a caso, tra le prime aziende ad avere adottato la app-trace c’è anche quella che ha vinto il premio per il contributo all’innovazione agli Oscar Green 2015. Sapere da dove viene un prodotto, conoscere la storia dell’azienda e immaginarla vicina a noi svela l’ingrediente segreto che una semplice app è in grado di rivelare: la fiducia.